WANGARI MAATHAI


"Sono molto consapevole del fatto che non si può fare da soli. Deve esserci il lavoro di squadra. Quando agisci da solo corri il rischio che quando non ci sei più lì nessun altro agirà"

Ambientalista, attivista politica e biologa keniota, Maathai Wangari è stata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace». Si distinse sin dai primi anni del suo percorso scolastico, che proseguì con la frequentazione dell'università, dove si laureò in biologia. Fu anche la prima donna keniota a ricevere un dottorato e diventare professore assistente. Nel corso della sua giovinezza fu impegnata su più fronti: organizzò la lotta delle lavoratrici dell'università per un salario decente, militò nella Croce Rossa e partecipò attivamente alla sensibilizzazione pubblica sul tema dell'ambiente. Fu proprio lei a promuovere, piantando simbolicamente sette alberi in un parco fuori città, un movimento femminile che sarebbe stato successivamente noto come Green Belt. A causa di implicazioni politiche che vedevano tale movimento in opposizione al presidente in carica del tempo, le attiviste non ebbero vita facile: picchiate, incarcerate e minacciate di morte, continuarono a distribuire semi e a difendere la loro causa con forme di lotta non violente. Più avanti, il risultato di questa lotta fu una cinta verde di trenta milioni di alberi che attraversava l'Africa subsahariana, una zona colpita da desertificazione, siccità e fame. Wangari impiegò le sue forze anche nel sostegno della democrazia, della giustizia uguale per tutti, dei diritti umani e in seguito anche della cancellazione del debito estero dei paesi più poveri. Il suo fervore rappresentava una minaccia nella società in cui viveva, tanto che persino il marito, che aveva un ruolo importante nel governo del paese, la abbandonò con accuse di tradimento e di ribellione "incontrollabile". Cominciò una repressione brutale nei confronti di tutte le "ribelli" che seguivano il filone di Maathai, tanto da suscitare le reazioni dei governi stranieri. Nonostante ciò, ella visse la sua vita in conformità alle sue idee e ai suoi progetti, diventando prima vice ministro dell'ambiente e poi presidente del Consiglio dell'Unione Africana, lasciando un segno nel mondo su un tema quanto mai attuale, quello della protezione e del rispetto dell'ambiente e delle sue risorse, dando una speranza a chi come lei cerca di rendere il mondo più vivibile per tutti.

Vita

Wangari Muta Maathai nasce a Nyeri (Kenya) il primo aprile 1940. Quando il Kenya era una colonia inglese, le figlie dei contadini Kikuyu non andavano a scuola. Un fratello di Wangari convinse però la madre a lasciare che lei frequentasse con lui le elementari del villaggio e un insegnante cattolico la raccomandò alla scuola primaria Santa Cecilia. 

Wangari si convertì al cattolicesimo, all'esame delle medie fu prima della sua classe e ammessa al liceo Nostra Signora di Loreto, a Limuru, l'unico liceo femminile del Kenya. Dopo il diploma e grazie a borse di fondazioni statunitensi, frequenta il college di St. Scholastica e l'università di Pittsburgh, diventando la prima donna centroafricana a conseguire una Laurea in Scienze biologiche (1966) e a ottenere una cattedra in veterinaria all'Università di Nairobi.

Durante la giornata mondiale per l'ambiente del 1977, con altre donne pianta sette alberi in un parco appena fuori dalla capitale keniota: questi alberi formano la prima "cintura verde", che dà il nome al movimento ecologista Green Belt Movement. A partire dagli anni '80 Maathai promuove una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi ambientali e il disboscamento, facendo piantare in Kenya e in altri Paesi africani più di 30 milioni di alberi. Il suo interesse si allarga poi ai diritti umani, in particolare di donne e bambini, e alla lotta per la democrazia e per una società multietnica. Per la sua critica alla corruzione del regime keniota viene picchiata, diffamata e più volte imprigionata. Nel 1997 diventa il simbolo di una possibile leadership femminile, candidandosi alle elezioni contro il presidente Daniel Toroitich arap Moi. Nel 2002 viene eletta Ministro aggiunto all'Ambiente, alle Risorse naturali e alla Fauna, carica che ricoprirà fino al 2007. Attraverso una strategia fatta di educazione, pianificazione familiare, alimentazione consapevole e lotta alla corruzione, il Green Belt Movement apre la strada allo sviluppo a partire da tutti i livelli della società. Maathai diventa la voce simbolo delle migliori forze africane e della lotta per promuovere la pace e il benessere nel continente. Viene per questo insignita di numerosi premi internazionali, tra cui il Global 550 dell'ONU e il Goldman Environmental Award. Nel 2004 è la prima donna africana a vincere il Premio Nobel per la pace e decide di festeggiarlo nel modo migliore che conosce: piantando un albero nella terra rossa della valle dominata dal Monte Kenya. Malata di tumore, muore a Nairobi il 25 settembre 2011. 

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"

Kristal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca "

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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