GIOVANNI SASSO: L'ALTRA FACCIA DELLA SOFFERENZA


Spesso la vita ci pone davanti degli ostacoli e delle sfide che inquinano la nostra quotidianità. Tutti noi attraversiamo dei momenti negativi che sembrano far vacillare le nostre certezze, che possono rubare il nostro equilibrio e farci sentire soli. È proprio in questi momenti che, più di altre volte, il nostro atteggiamento determina le conseguenze di ciò che abbiamo subito: il dolore a volte è inevitabile, può avere diverse origini e causare di per sé degli effetti diversi su ognuno di noi, ma è il nostro modo di rispondere ad esso che determina la qualità della vita che segue l'evento distruttivo. 

Prendiamo come esempio la storia di Gianni Sasso, soprannominato "il Leone di Ischia". Gianni ha soltanto sedici anni quando, a causa di un incidente, gli viene amputata una gamba. Il dolore che in quel momento lo investe non dipende certamente da lui, così come non è stata una sua scelta quella di perdere per sempre l'uso di una gamba. È stata però la sua reazione che ha completamente riscritto il suo destino: il carattere di ferro, unitamente ad una fortissima fede, gli hanno permesso di rialzarsi, letteralmente, e di correre. 

Ha segnato il record del mondo nella maratona di Amsterdam, ha corso la maratona di New York, gioca a calcio nella Nazionale Italiana Amputati, è campione di paraciclismo ed è arrivato nono alle paraolimpiadi di Rio. Nonostante quesi meritevolissimi traguardi, l'atleta non indica in nessuno di essi il suo principale successo, bensì si riferisce all'esperienza del Cammino di Santiago. In un'intervista racconta le difficoltà del viaggio e di come la sua fede nella Madonna lo abbia aiutato ad andare avanti fino alla fine. Lui stesso dice: <<Sicuramente ho raggiunto molte vette e traguardi che non mi sarei mai aspettato di ottenere. Con questa unica gamba sono arrivato in alto, ho imparato a giocare a calcio, a correre, ad affrontare le paure, ho imparato a vivere la disabilità come forza su cui far leva e non più come fattore negativo. 

Ma non ce l'avrei fatta senza la fede che è stata la mia vera ancora cui mi sono aggrappato, conquistando la pace interiore.>> E anche: <<L'amore per Maria mi ha portato a capire che le emozioni più importanti non sono fatte solo di vittorie agonistiche e sfide contro se stessi. La fede, l'amore per i propri cari e per il prossimo danno molto di più. (Maria con te)>> 

La sua preziosa testimonianza può essere per noi un modo per capire come, nonostante spesso la vita sembri remarci contro, essa sa donare meraviglie a chi è in grado di coglierle. La sua bellezza non risiede necessariamente nel raggiungimento delle vette del successo, in una medaglia al collo o in tutto ciò che di materiale e allettante il mondo può offrirci. A volte, come lo stesso Ganni testimonia, la vittoria più grande è quella di un sorriso spontaneo, della semplicità, dell'amore dei nostri cari o semplicemente della forza dei nostri cuori. Il dolore non va evitato, né condannato: va vissuto, accolto, compreso. Solo in questo modo esso ci fortifica e ci forgia, regalandoci tutta la bellezza che la vita è in grado di offrire, nonostante tutto.

A CURA DI

"Quando senti arrivare lo scoraggiamento invoca la potenza dello Spirito Santo"

Kristal Aquilino

Redattrice

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