INTERVISTA ALL'ASSOCIAZIONE FINZIADE

• Siamo qui oggi con Maurizio, Andrea e Agostino dell'associazione "Finziade" di Licata, per iniziare vorremmo chiedervi come è nata la vostra associazione?

M: L'associazione nasce ufficialmente nel Novembre del 2008 da un idea mia e di Fabio Amato come Associazione Finziade, successivamente ci siamo aggregati al Gruppi Archeologici d'Italia, una struttura nazionale, e grazie a ciò siamo riusciti ad ampliare le conoscenze della realtà locale, regionale e nazionale. Come Gruppi Archeologici d'Italia, di cui come detto facciamo parte, annualmente partecipiamo alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum dove si tiene l'assemblea nazionale dei gruppi archeologici e viene posto e divulgato tutto il nostro lavoro, in modo che tutte le realtà nazionali prendano atto di ciò che svolgiamo sul territorio.

Federica: Quali sono i progetti di cui vi state occupando al momento?

M: Abbiamo diversi progetti di cui ci stiamo occupando:

-il museo del mare, per continuare ad arricchirlo, poiché la struttura non è ancora ben delineata, la ricerca subacquea è molto impegnativa, sia economicamente che fisicamente;

-lo sbarco alleato a Licata, anche se archeologicamente sembra fuori luogo, riteniamo giusto curare ciò che si è svolto nel nostro territorio durante la seconda guerra mondiale;

-la tradizionale ricerca o per meglio dire conoscenza del nostro territorio, poiché in quanto associazione volontaria non abbiamo i titoli per fare ricerche, a ciò ci pensano sovraintendenza e Università, e noi cerchiamo di supportarle.

An: Possiamo definirci il braccio operativo degli organi autorizzati, i quali, avendo a disposizione purtroppo fondi limitati, si avvalgono della nostra buona volontà per portare avanti gli studi. Tant'è che noi abbiamo ricevuto tantissima fiducia dalla sovraintendenza del mare, grazie alle nostre competenze archeologiche (in associazione abbiamo archeologi, ricercatori e anche persone appassionate di archeologia che pur non essendo titolate conoscono molto bene l'archeologia, tra i quali Maurizio) e la nostra capacità di organizzazione, infatti in poco tempo siamo riusciti ad allestire il museo del mare, che ha ricevuto numerose visite. Ovviamente tutto ciò che facciamo comporta dei costi, che riusciamo a contenere grazie al contributo degli sponsor, che ci sostengono e ci danno una grande mano.

G: A proposito della ricerca subacquea, fiore all'occhiello della vostra associazione, cosa potete dirci a riguardo?

Ag: Come affermato già da Maurizio e Andrea, la ricerca subacquea è un po' più complessa rispetto a quella terrestre. In primis perché non è l'uomo ma è il mare a decidere se puoi operare o meno, sia perché il mare di Licata è esposto a tutti i venti, sia il fondale particolarmente argilloso che rende la visibilità scarsa, rallentano le operazioni, poiché appunto ci troviamo costretti ad aspettare il momento perfetto per fare l'immersione. Per poter fare ciò abbiamo frequentato dei corsi di subacquea e di archeologia subacquea che ci permettono di trovare dei punti di interesse in cui cercare per poter trovare l'oggetto della ricerca. Ciò ci ha permesso di riportare alla luce, classificare e restaurare i reperti esposti al museo del mare. Un lavoro svolto in collaborazione con la sovraintendenza del mare e la disponibilità del professor Sebastiano Tusa (assessore ai Beni Culturali per la Regione Siciliana, morto nel tragico schianto dell'aereo Ethiopian il 10 Marzo 2019 ndr.) che ha riposto molta fiducia nel nostro gruppo e ci ha messo nelle condizioni di poterci muovere. Abbiamo operato con uno strumento, uno scan sonar, con cui abbiamo fatto dei rilevamenti che purtroppo non sono andati a buon fine, e ora siamo alla ricerca di società disposte a finanziare questo tipo di ricerche. Il nostro scopo è ritrovare i resti della guerra punica che si è combattuta nel nostro mare.

  • G: Di quale ritrovamento andate più fieri?

Ag: Non abbiamo un qualcosa di cui andare fieri, ogni ritrovamento lo fa il gruppo, non Agostino, Andrea o altri, ma è il gruppo e il lavoro di squadra che ci aiuta a riportare alla luce, ciò che è nascosto sotto i nostri piedi o il nostro mare.

  • G: Avete più volte citato l'utilizzo di apparecchiature tecnologiche, ecco, quanto è importante l'utilizzo delle nuove tecnologie nel vostro lavoro?

M: Sono molto indispensabili, poiché appunto a causa delle difficoltà già citate da Agostino nella ricerca subacquea, gli strumenti tecnologici ci aiutano a capire dalla superficie ciò che potremmo trovare al di sotto della sabbia. Fare una ricerca a tappeto del mare di Licata è molto onerosa e lunga, quindi l'utilizzo di strumenti ci permettono di osservare difformità nel fondale, sotto il quale potrebbero celarsi reperti.

  • G: Abbiamo capito che la tecnologia subacquea è molto sofisticata e costosa, come fate per procurarvela?

An: Le apparecchiature sono molto costose, partendo dall'acquisto delle bombole, il compressore per caricarle, anche oggetti personali, che mettiamo a disposizione per la ricerca. Fortunatamente abbiamo ricevuto l'aiuto di uno sponsor privato. Inoltre la ricerca subacquea ci affascina molto sia poiché siamo pochi a praticare questa tipologia di ricerca archeologica in Italia, sia perché andiamo a scoprire un mondo affascinante che ci ospita. Purtroppo bisogna anche sottolineare che molto spesso sott'acqua troviamo rifiuti di ogni genere: lattine, bottigliette, copertoni, bombole a gas. Non di certo una cosa gradevole da vedere. Chiusa questa parentesi, tutto quello che noi riusciamo a fare sono ricerche molto superficiali con l'ausilio degli strumenti, i quali sono indispensabili ma il cui uso risulta molto costoso. Speriamo dunque di trovare presto qualcosa di interessante per attirare l'attenzione di società disposte ad investire.

  • G: Torniamo adesso un po' coi piedi per terra. Licata è stata un luogo importante nel corso della storia, dalla sua fondazione, alle guerre puniche, allo sbarco alleato. Il nome della vostra associazione richiama appunto il nome del primo insediamento nel territorio ad opera dei greci, vorremmo approfondire la questione.

M: Con la morte del tiranno di Siracusa si viene a creare un vuoto nell'egemonia politica della Sicilia greca. I vari tiranni o basileos dell'epoca cercano di approfittarne, tra cui Finzia, basileos di Akragas, il quale utilizzando le truppe mamertine, la cui presenza in Sicilia era dovuta alla guerra tra Siracusa e Cartagine, distrugge Gela nel 282 a.C., come ci fa sapere Diodoro Siculo nella sua Biblioteca Universale. Distrutta la città, Finzia ne deporta gli abitanti nell'attuale capo Ecnomo dove viene edificata la nuova polis denominata Finziade. Alla morte del tiranno la popolazione di Finziade non accetta più il nome del vecchio tiranno (finzienti) e decidono di farsi chiamare "ton geloinon" (il popolo di Gela). Ciò ha provocato vari problemi con l'identificazione della città e dei suoi abitanti. Noi per sfatare questi dubbi abbiamo deciso di prendere il nome di Finziade poiché discendiamo dai finzienti ed è giusto che la popolazione sappia che esistiamo come popolazione da 2301 anni.

  • G: Ecco, essendo il nostro territorio abitato da 2301 anni, Licata è ricca di costruzioni, palazzi e monumenti storici, molti dei quali sono andati perduti, come ad esempio il Castel San Giacomo o il Castel Novo, di cui pochi probabilmente sanno della loro storia, cosa potete dirci al riguardo e quali opere i cittadini dovrebbero conoscere e/o preservare.

M: Le opere che i cittadini dovrebbero preservare sono tutto ciò che rimane della seconda guerra mondiale. Perché le strutture militari realizzate durante il periodo della seconda guerra mondiale sono le difese create appunto dall'esercito italiano per respingere gli attacchi avversari, così come lo erano il Castel San Giacomo e il Castel Novo. Quindi i bunker che costellano la costa vanno preservati ma purtroppo vengono sistematicamente distrutti.

Il Castel San Giacomo, invece, venne distrutto per fare posto al porto commerciale di Licata, che in quell'epoca era molto fiorente dovuto alla vendita di zolfo estratto dalle miniere locali, e che nel mondo veniva etichettato col nome di Licata. Quindi agli occhi dell'amministrazione di allora il castello era un'opera vecchia e non più funzionale e quindi venne abbattuto. Per quanto riguarda il Castel Novo la situazione è un po' diversa, in quanto esso era un castello regio. Successivamente fu richiesto dalla famiglia Crugno a titolo personale e dopo il saccheggio della città ad opera dei turchi nel 1553, esso venne quasi completamente distrutto. Nei resti si accamparono le truppe spagnole del regno di Sicilia, ed è per tale ragione che la zona oggi viene conosciuta col nome di Quartiere poiché lì vi erano quartierati i soldati spagnoli. Nel 1800, dopo l'unione del regno di Sicilia con quello di Napoli, la zona fu abbandonata e ad oggi rimangono solamente la chiesa e i locali annessi ad essa.

  • G: Approfittiamo di Andrea che è un geologo per conoscere e poter apprezzare le meraviglie naturali del nostro territorio.

An: Licata è una "sorgente" di meraviglie naturali oltre che archeologiche. A partire dagli ipogei della Grangela, o la Tholos, passando per lo stagnone Pontillo, troviamo delle meraviglie naturali dalla bellezza unica. Ma la cosa veramente spettacolare è la costa, che è così eterogenea e particolare da rendere Licata uno dei luoghi più variegati ed unici del mondo.

  • Per concludere, vi chiediamo se potete dirci qualcosa sulla storia della chiesa Beata Maria Vergine di Sabuci.

M: La parrocchia di Sabuci si trovava tempo fa nelle campagne di una zona denominata appunto Sabuci per la presenza di molti alberi di Sambuco. Con lo spostamento della popolazione dalle campagne verso la città, la chiesa e il monastero vennero progressivamente abbandonati. Successivamente la denominazione fu trasportata nei locali dell'attuale zona del villaggio agricolo, mentre della vecchia chiesa rimangono solo ruderi.

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