PAOLO BORSELLINO

"E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti."

Assieme al collega e amico Giovanni Falcone, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Le caratteristiche della caparbietà, dell'allegria e della passione per il suo lavoro fanno di lui un esempio da seguire, capace di trasmettere dei valori positivi per le generazioni future. L'amore per la sua terra e per la giustizia gli hanno dato quella spinta interiore che lo ha portato a diventare magistrato, impegnandosi seriamente nel suo lavoro senza trascurare i doveri verso la sua famiglia, le cui abitudini e quotidianità sono cambiate radicalmente a causa del pericolo che incombeva sulla vita di tutti coloro che emergevano in prima fila per la lotta alla mafia. "Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare". Ed è stato questo l'obiettivo che ha perseguito fino alla fine dei suoi giorni. Era convinto che si trovasse nei giovani la forza su cui contare per cambiare la mentalità della gente. Per questo, cominciò a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, nel tempo che gli rimaneva dopo il lavoro parlava ai giovani nelle feste di piazza, per sconfiggere una volta per tutte la cultura mafiosa. Magistrato di ottima intelligenza, di carattere serio e riservato, leale e dignitoso, si distinse per zelo e diligenza. Vide morire uno dietro l'altro colleghi e amici, che come lui erano impegnati nella battaglia alla mafia.

Il timore per l'incolumità della sua famiglia, oltre che della propria, ha attanagliato la sua esistenza fino al suo ultimo giorno. Ma nonostante i pilastri portanti della sua lotta cominciassero a crollare, e di conseguenza iniziasse a cedere l'appoggio di importanti istituzioni che avevano dapprima portato alle grandi vittorie della magistratura, lui non smise mai di credere nel suo lavoro, nella forza della giustizia e nella coscienza della sua gente. Questa è l'eredità che ha lasciato ai posteri: il senso del dovere nei confronti della nostra terra, del nostro Paese intero; la voglia di impegnarsi per garantire sicurezza a noi stessi, alle nostre famiglie e a quelli che saranno i nostri figli e i nostri nipoti; ed infine, il coraggio: il coraggio di alzare la voce, il coraggio di schierarsi e di non voltarsi mai dall'altra parte.

Vita

Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940 in una famiglia borghese, nell'antico quartiere di origine araba della Kalsa. Frequenta il Liceo classico "Meli" e si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dove all'età di 22 anni consegue la laurea con il massimo dei voti. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera nel 1963. L'amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La professione di magistrato nella città di Palermo ha per lui un senso profondo. Saranno diversi gli incarichi che riceverà nel corso della sua carriera: nel 1967 diventa Pretore a Mazara del Vallo, nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora in stretto contatto con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, e nel 1975 Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo, nell'Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici.

Borsellino, magistrato "di ottima intelligenza, di carattere serio e riservato, dignitoso e leale, dotato di particolare attitudine alle indagini istruttorie, definisce mediamente circa 400 procedimenti per anno" gli viene conferita la nomina a magistrato d'appello con deliberazione in data 5 marzo 1980, dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Viene costituito un pool che comprende quattro magistrati: Falcone, Borsellino e Barrile, sotto la guida di Rocco Chinnici. Si chiede la promozione di pool di giudici inquirenti, coordinati tra loro ed in continuo contatto, il potenziamento della polizia giudiziaria, l'istituzione di nuove regole per la scelta dei giudici popolari e di controlli bancari per rintracciare i capitali mafiosi. Poi il dramma: il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici con un'autobomba. A sostituire il giudice sarà il giudice Antonio Caponnetto e il pool, sempre più affiatato continua nell'incessante lavoro raggiungendo i primi risultati. Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e Tommaso Buscetta decide di collaborare con le autorità italiane. Conclusa la monumentale istruttoria del primo maxi-processo all'organizzazione criminale denominata "Cosa Nostra", Paolo Borsellino chiede il trasferimento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala per ricoprire l'incarico di Procuratore Capo.

A seguito del caso sulla mancata nomina di Falcone a capo del pool Antimafia, Borsellino chiede e ottiene di essere trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Procuratore Aggiunto e viene delegato al coordinamento dell'attività dei Sostituti facenti parte della Direzione Distrettuale Antimafia. Al giudice vengono tolte le indagini sulla mafia di Palermo dal procuratore Giammanco, e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani.

Nel maggio 1992 Giovanni Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l'elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo nell'atto tristemente noto come la "strage di Capaci" Giovanni Falcone viene ucciso insieme alla moglie. Il 19 luglio 1992 Borsellino si reca a Villagrazia per rilassarsi. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l'esplosione di un'autobomba sotto la casa di via D'Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. 

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"  

Kristal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca "  

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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