CHIESA DI S. MARIA LA VETERE

La chiesa di S. Maria La Vetere, detta anche "S. Maria di Gesù" o "S. Maria del Monte", è il più antico monumento religioso di cui si ha notizia a Licata. Di altre chiese antiche che sorgevano sul monte, quali Santa Agrippina e Santa Croce, rimangono poche tracce.

La tradizione vuole che la chiesa, insieme ad un piccolo cenobio, faceva parte di uno dei quattro complessi monastici fatti edificare per i benedettini dalla beata Silvia, madre di papa S. Gregorio Magno intorno al 580 d.C.

Essa sorge su un terrazzo a circa 40m sul livello del mare sulle pendici orientali del Montagna di Licata e fu per circa un secolo Chiesa Madre di Licata, servendo l'antico nucleo urbano greco-romano e gli odierni quartieri di S. Maria, S. Calogero, piano Mandre, Cotturo. Il progressivo spostamento della popolazione dal monte al piano, nelle vicinanze del castel San Giacomo, determinò il parziale abbandono della zona che agli inizi del XVI secolo cessa di essere Matrice di Licata in favore della chiesa di S. Maria La Nuova.

Secondo gli studiosi la chiesa vera e propria fu edificata tra il XIII e il XIV secolo: aveva l'ingresso ad occidente e l'abside ad oriente (l'opposto dell'attuale), a tre navate con archi acuti che posavano su pilastri quadrati in pietra calcarea. Nella zona attuale dell'ingresso sono venuti alla luce i resti di un affresco di santi di tipo "bizantino".

Nel 1589 il P. Antonio La Ficarra, ministro provinciale dell'ordine dei Minori Osservanti di S. Francesco, richiese e ottenne la chiesa di S. Maria La Vetere e il convento ad essa annesso per destinarli ad una comunità del suo ordine. Non si conoscono le condizioni delle strutture che essi presero in possesso ma, poiché nel 1542 un terremoto aveva rovinato gran parte delle mura della città e nel 1553 la città fu saccheggiata e incendiata dai Turchi, si può supporre che gli Osservanti prendessero possesso di un rudere più che di una struttura danneggiata. Ciò che è certo è che essi operarono dei grossi lavori di ristrutturazione: fu ribaltato l'orientamento sfondando la parete absidale per creare l'ingresso e fu demolita la parete ovest poiché la terra del monte andava via via depositandosi su quella zona e al posto della porta fu costruito un grande arco per l'altare. Fu costruita l'attuale abside quadrata, i pilastri quadrati divennero colonne rotonde e nelle navatelle furono ricavati tre altari per lato, ognuno con paliotti in stucco che presentano tutti il medesimo schema con rovesce laterali e due putti a reggere la mensa e lo stemma. Fra gli altari vennero inseriti affreschi di tema francescano. Al centro della navata fu aperta una piccola cripta con otto posti con funzione di colatoi per i cadaveri dei monaci.

L'aspetto rimase tale fino ai primi decenni del XVIII secolo quando la sua immagine venne cambiata con grandi lavori di decorazione interna. Si rivestirono, seguendo il nuovo stile di decorazione che si diffuse a Licata in quegli anni, le navate laterali con pannelli lignei e si rifece l'altare maggiore. Sui pannelli, densi di composizioni floreali, furono posti cinque dipinti su tavola ottagonali, tre a sinistra e due a destra raffiguranti Santi francescani.

Nel 1864 la chiesa subì un ulteriore restauro in cui tutte le decorazioni sparirono sotto uno strato di calce rosa, il pavimento rifatto e la cripta interrata. Subito dopo l'unità d'Italia i francescani lasciarono Licata e nel 1869 il convento fu incamerato nei beni demaniali del comune e destinato a sede dell'ospedale San Giacomo d'Altopasso.

Dal 1960 al 1965 si intrapresero lavori il cui unico risultato fu la costruzione di una facciata a capanna in sostituzione al vecchio prospetto. Da allora la chiesa, chiusa al culto, si trovò in uno stato di completo abbandono. Nel 1979 si ebbe il primo progetto della Soprintendenza per avviare un restauro vero e proprio che dopo tre interventi portò alla riapertura al culto della chiesa nel giorno di Pasqua del 1988, dopo circa vent'anni dalla chiusura.

A CURA DI

"Sognate! I sogni plasmano il mondo. I sogni ricreano il mondo, ogni notte."

-Neil Gaiman

Giovanni Bellia

Redattore

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