SAN FILIPPO NERI

Filippo Neri nacque a Firenze il 21 luglio 1515 da Francesco e Lucrezia da Mosciano. Era descritto dalla famiglia come una ragazzo dal carattere allegro e altruista, tanto da essere soprannominato "Pippo il buono"; inoltre, non era particolarmente devoto alla Chiesa. Negli anni della fanciullezza frequentò il convento di San Marco, nel quale venne a contatto con la spiritualità del Savonarola, ancora viva negli anni della crisi politica della repubblica e dell'assedio di Firenze (1527-1530). Filippo lasciò la città all'età di 18 anni per recarsi a lavorare in Campania presso un parente. A Firenze non sarebbe più tornato.Intorno ai diciotto anni, su consiglio del padre, desideroso di offrire a quel figlio delle possibilità che egli non poteva garantire, Filippo si recò da un parente, avviato commerciante e senza prole, a San Germano, l'attuale Cassino. Ma l'esperienza della mercatura durò pochissimo tempo: erano altre le aspirazioni del cuore, e non riuscirono a trattenerlo l'affetto della nuova famiglia e le prospettive di un'agiata situazione economica. Lo troviamo infatti a Roma, a partire dal 1534.

Vi si recò, probabilmente, senza un progetto preciso. Roma, la città santa delle memorie cristiane, la terra benedetta dal sangue dei martiri, ma anche allettatrice di tanti uomini con desiderio di carriera e di successo, lo attrasse invece per il suo desiderio di intensa vita spirituale: Filippo vi giunse come pellegrino, e con l'animo del pellegrino penitente o del "monaco della città", per usare un'espressione oggi di moda, visse gli anni della sua giovinezza, austero e lieto al tempo stesso, tutto dedito a coltivare lo spirito. La casa del fiorentino Galeotto Caccia, capo della Dogana, gli offrì una modesta ospitalità - una piccola camera ed un ridottissimo vitto - ricambiata da Filippo con l'incarico di insegnare grammatica ai figli, per guadagnarsi da mangiare. Per il resto della giornata stava quanto più poteva in solitudine, e senza compagnia fuori casa, per studiare filosofia e teologia. Ma ben maggiore era l'attrazione della vita contemplativa, che impediva talora a Filippo persino di concentrarsi sugli argomenti delle lezioni. La vita contemplativa che egli attuava era vissuta nella libertà del laico che poteva scegliere, fuori dai recinti di un chiostro, i modi ed i luoghi della sua preghiera: Filippo predilesse le chiese solitarie, i luoghi sacri delle catacombe, memoria dei primi tempi della Chiesa apostolica, il sagrato delle chiese durante le notti silenziose. Coltivò per tutta la vita questo spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come quello della Pentecoste del 1544, quando, nelle catacombe si san Sebastiano, durante una notte di intensa preghiera, ricevette in forma sensibile il dono dello Spirito Santo che gli dilatò il cuore infiammandolo di un fuoco che arderà nel suo petto fino al termine dei suoi giorni. Iniziò a partecipare alla vita di alcune confraternite che lavoravano al servizio dei poveri e degli ammalati. Qui conobbe il suo confessore P. Persiano Rosa. Ed è sotto la sua direzione spirituale che maturò lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne sentiva indegno, ma sapeva il valore dell'obbedienza fiduciosa ad un padre spirituale che gli dava tanti esempi di santità.

A trentasei anni, nel maggio 1551 fu consacrato sacerdote ed entrò a far parte della comunità dei preti della chiesa di San Girolamo della Carità, in pieno centro della città. Qui iniziò un'esperienza pastorale significativa, che lo vide impegnato con le classi meno abbienti della città nella direzione spirituale, nella confessione e nella spiegazione delle Sante Scritture. Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l'Oratorio, un punto di incontro per un rinnovamento spirituale dove poter coltivare amicizie e imparare le opere di carità, senza vincoli di voti, e senza una scelta particolare di una vita ritirata, o religiosa e claustrale. L'obiettivo della Congregazione è quello di rendere familiare la frequentazione dei sacramenti e la lettura delle Scritture.Si spense all'età di ottant'anni, il 26 maggio 1595, amato dai suoi e da tutta Roma di un amore carico di stima e di affezione.

Alla sua vita e al suo insegnamento sono ispirati "State buoni se potete", film del 1983 di Luigi Magni, un omonimo album del cantautore Angelo Branduardi, colonna sonora di detto film, e uno sceneggiato televisivo del 2010, "Preferisco il Paradiso", di Giacomo Campiotti e interpretato da Gigi Proietti.

Filippo trascorreva tempo con i suoi ragazzi. Stava con loro. Qualcuno però si lamentava della "troppa allegrezza" dei suoi giovani. E lui tranquillamente diceva: «Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro. State allegramente: non voglio scrupoli, né malinconie; mi basta che non facciate peccati». E quando doveva calmarli un po' diceva loro: «State buoni... se potete».

A CURA DI

"Ascolta la voce dei tuoi sogni, se son vestiti d'amore è Cristo nel cuore!"

Giusy Aquilino

Direttrice

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