CASTEL SAN GIACOMO & CASTEL NOVO

Nel 249 a.C., presso le acque della città di Alicua, l'odierna Licata, si combattè una battaglia navale tra la flotta romana guidata dal generale Giunio e quella cartaginese guidata da Curtalone che ebbe la meglio.

La città venne occupata dai Romani, sotto la cui dominazione rimarrà fino alla conquista dei Bizantini, nel 535 d.C., con l'intervento del generale Belisario. Il generale bizantino decise di sbarcare in Italia per cacciare gli Ostrogoti i quali si erano insediati precedentemente nel territorio, conquistando la città e mantenendone il controllo per circa tre secoli.

Uno dei punti strategici utilizzati dai bizantini per la salvaguardia della città fu il castello a mare Lympiados, fatto erigere già nel III secolo a.C. su di un isola sulla punta estrema della costa. Data la sua cruciale ubicazione dal punto di vista militare e commerciale, il castello fu talmente essenziale per il controllo del territorio, che nel corso dei secoli, i popoli dominanti, quali bizantini, arabi, normanni, svevi, spagnoli, lo ampliarono e ristrutturarono diverse volte. Furono proprio i Normanni a cambiare denominazione al castello, da Lympiados (Olimpia) a Castel San Giacomo, nome con il quale è tradizionalmente noto.

Nel 1542, a seguito del grave terremoto che sconvolse la Sicilia, il castello e le altre costruzioni a difesa della città vennero seriamente danneggiati. L'11 Luglio 1553 la città venne assalita da una flotta di 100 galee ottomane, supportate dai francesi, capitanate dall'ammiraglio turco Dragut Rais. L'assalto durò una settimana, ci furono molte vittime tra i civili, furono distrutti palazzi e chiese. È durante questo attacco che avvenne il famoso e leggendario incendio del crocifisso di Santa Maria La Nova, che scampò miracolosamente alle fiamme. Il Castel San Giacomo venne ulteriormente distrutto, i soldati posti a difesa trucidati e il cappellano crocifisso.

Visti i gravi danni subiti il castello viene restaurato, vista la sua già citata importanza strategica, e unito alla terraferma. Esso durante la sua massima espansione occupava un'area molto ampia che comprendeva l'attuale faro San Giacomo e la zona circostante piazza Attilio Regolo. La sua storia cessa nel 1870, anno in cui inizia la sua assurda distruzione, terminata nel 1929 per la costruzione del porto commerciale.

Tornando all'invasione franco-turca, va ricordata anche la distruzione ad opera degli invasori del Castel Nuovo, fatto erigere dagli Aragonesi nella seconda metà del 1300 sul monte Musardo, non distante dalla cinta muraria e a guardia del "regio caricatore di grano", nell'odierno Piano Quartiere.

Un castello sorto per scopi militari e che mantenne sempre la sua destinazione, come testimonia la costruzione di un quartiere destinato alla fanteria spagnola, per difendere e a seguito dell'assedio e della distruzione ad opera delle truppe di Dragut.

L'inizio della costruzione del quartiere avvenne nel 1590 ad opera del castellano del castel San Giacomo, nonché capitano spagnolo Giovanni La Nuza. Al termine delle invasioni il quartiere viene abbandonato e i resti del castello caddero in rovina, tant'è che nel 1863 gran parte della struttura risulta crollata, ad eccezione della torre che ospita le campane dell'orologio civico.

Agli inizi del 1900 l'amministrazione comunale di allora decise di demolire tutti i resti per prevenire eventuali crolli, ad oggi rimangono solo alcune case e la Chiesa della Madonna del Quartiere.

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