ABRAHAM LINCOLN, IL PRESIDENTE ANTISCHIAVISTA

  • Prologo

Considerato un nobile liberatore dagli antischiavisti e dai democratici americani ed europei, Lincoln dovette affrontare da presidente la più grave crisi attraversata dagli Stati Uniti: la guerra civile scoppiata tra gli Stati del Sud e quelli del Nord, che pose fine alla schiavitù dei neri. Si pensa che senza dubbio fu un'enorme fortuna per gli Stati Uniti avere alla guida in quella circostanza un uomo di eccezionale dirittura morale e di straordinaria intelligenza politica. Il suo obiettivo era quello di salvaguardare l'unità politica dello Stato e quella morale di una nazione "votata al principio che tutti gli uomini sono stati creati uguali". Con la sua profonda saggezza, Lincoln non considerava il Sud come una terra nemica conquistata, e gli sconfitti erano per lui fratelli traviati da recuperare. 

Il suo desiderio di riconciliazione e di pacificazione nazionale, si scontrò col fanatismo e gli costò la vita. Abraham Lincoln è indubbiamente uno dei personaggi più affascinanti ed emblematici della storia, ed è presto diventato un simbolo della lotta contro la schiavitù. Infatti, dopo la sua morte saranno ratificati gli emendamenti XIII, XIV e XV alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, che sanciscono la fine della schiavitù, l'eguaglianza politica e la cittadinanza delle persone di colore. Riuscì anche ad incarnare, nel tragico scenario di morte che caratterizzò la sua epoca, alcuni dei più importanti precetti cristiani. 

"Nella sua vita possiamo constatare molte delle classiche virtù cristiane", ha affermato un Vescovo statunitense, sottolineando in particolare i vari modi in cui il Presidente ha incarnato le Beatitudini. 

"Beati gli afflitti, perché saranno consolati"

Queste parole gli si addicono particolarmente, avendo affrontato nel suo percorso molte perdite: quella della madre e della sorella e poi, una volta diventato Presidente, di suo figlio Willie. Inoltre, ha risposto al male con il bene e in questo modo ha vissuto la beatitudine "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".

  • Vita

Abraham Lincoln, nato in una capanna di tronchi nei pressi di Hodgenville nel Kentucky crebbe nel West, inizialmente nell'Indiana. In gran parte autodidatta riuscirà a diventare avvocato nell'Illinois, uno dei leader del Partito Whig fino ad essere eletto membro del parlamento statale ove presterà servizio per 8 anni. Promosse una rapida modernizzazione economica e si oppose alla guerra Messico-Stati Uniti del 1846-48. Dopo essere stato proposto come Vicepresidente alla Convention per le elezioni presidenziali del 1856, in quelle del 1860 risultò capace di assicurarsi la Nomination presidenziale in qualità di moderato. Pur non ottenendo praticamente alcun sostegno negli Stati schiavisti del profondo Sud riuscì a conquistarsi i favori del Nord e divenne così il presidente eletto degli Stati Uniti d'America. Sebbene vi siano stati dei tentativi per colmare le differenze tra Nord e Sud alla fine la vittoria di Lincoln spinse sette stati sudisti che praticavano la schiavitù negli Stati Uniti d'America a ritirarsi dall'Unione e a formare gli Stati Confederati d'America, ancor prima della cerimonia d'inaugurazione e insediamento del neopresidente. L'attacco confederato a Fort Sumter e l'immediatamente successiva battaglia di Fort Sumter unì l'intero Nord dietro la bandiera dell'Unione. Come leader della corrente politica moderata, Lincoln dovette confrontarsi con i Repubblicani Radicali, che chiedevano con insistenza un trattamento più duro da riservare ai ribelli, gli "War Democrat", che radunarono una grande fazione di ex oppositori nel suo campo, ed infine anche i Copperheads, che lo complottarono ripetutamente alle sue spalle. Lincoln reagì contrapponendo i suoi avversari l'uno contro l'altro con un mecenatismo politico attentamente pianificato e facendo appello al popolo americano con le sue abilità di oratore.

Il suo discorso di Gettysburg - il più significativo e famoso da lui pronunciato - è considerato una delle pietre miliari dell'unità e dei valori della nazione americana; un'icona del nazionalismo, del repubblicanesimo, della parità di diritti, dell'ideale di libertà e della democrazia. Sospese l'habeas corpus, portando alla controversa sentenza Ex parte Merryman della corte federale di giustizia ed evitò il potenziale intervento britannico disinnescando l'incidente diplomatico conosciuto come Affare Trent.

Mentre la guerra progrediva, le sue mosse in direzione dell'abolizionismo culminarono con il Proclama di emancipazione del 1863; usò l'Union Army per proteggere gli schiavi fuggitivi, incoraggiò gli stati cuscinetto nella guerra di secessione americana a mettere fuori legge la schiavitù e spinse attraverso il Congresso la promulgazione del XIII emendamento, che bandì definitivamente la schiavitù in tutto il paese nel 1865. Lincoln si conquisterà l'appoggio decisivo dei "War Democrat" e gestirà la sua campagna di rielezione nelle elezioni presidenziali del 1864. Anticipando la conclusione della guerra spinse verso una visione moderata dell'Era della Ricostruzione, cercando di riunire rapidamente la nazione attraverso una politica di riconciliazione generosa di fronte alle divisioni persistenti e piene di acribia. La sera del 14 aprile del 1865, cinque giorni dopo la resa del generale confederato Robert Edward Lee, Lincoln verrà assassinato dal simpatizzante sudista John Wilkes Booth e morirà all'alba del giorno dopo. 

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"

Kristal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca"

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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