ERNESTO LICATA

  • Prologo

Ernesto Licata ha dato un contributo altissimo per la sua città, e dalle parole dei tanti che lo hanno conosciuto emerge soprattutto l'immagine di una brava persona, prima che di un buon sindaco. Riuscì a gestire e dirigere la protesta dei cittadini licatesi, i quali si sentivano traditi dalla politica, in un momento di profonda crisi sociale: la città di Licata era stravolta da disoccupazione, emigrazione dei propri giovani e mancanza di acqua. Durante la sua legislatura, è stato evidente e palpabile lo sviluppo culturale della città, dalla riqualificazione di diverse zone ai numerosi eventi che hanno portato per le vie di Licata parecchie persone. Oggi sono tante le difficoltà che pesano sulle spalle della nostra città, ed è necessario che tutti noi cittadini prendiamo consapevolezza della nostra appartenenza a essa. Seppur molti di noi siano lontani, vivano altre quotidianità o semplicemente abbiano perso la speranza di un miglioramento, è giusto ed è doveroso prendere parte attivamente alle battaglie e alle scelte che interessano il nostro sviluppo: l'amministrazione e l'organizzazione riguarda ogni singola persona che fa parte della comunità, e quello che forse più ci serve è la nostra unità, la nostra partecipe collaborazione, il nostro interesse concreto verso ciò che più ci appartiene, ma che ormai siamo abituati a considerare di qualcun altro, prima che nostro.

  • Vita

Insegnò lingua e letteratura inglese presso l'Istituto Tecnico per Ragionieri "F. Re Capriata". Laico e non credente, ma rispettoso delle scelte religiose altrui, fu sempre un punto di riferimento per i giovani. Dopo lunghi anni, nel 1966 decise di scendere in campo per dare uno scossone alla politica licatese in un momento in cui la nostra città viveva un periodo di profonda crisi economica ed occupazionale. A Licata, città che sempre aveva sofferto la sete per mancanza d'acqua, dal 1964, inoltre, si beveva acqua inquinata. Tutto ciò spinse il prof. Ernesto Licata a fondare il "Comitato Acqua" di cui fu il presidente. Vi aderirono i professionisti licatesi, tutti i circoli cittadini, moltissimi studenti universitari e tutti i corrispondenti locali delle principali testate quotidiane siciliane. Iniziò la denuncia alla stampa delle miserevoli condizioni della città. Tutta l'Italia scoprì l'esistenza di questo comune dell'estremo sud e nel 1967 Licata venne definita dalla stampa nazionale "Una mostruosità dell'Italia". Manifesti di accusa contro la classe politica locale venivano affissi giorno dopo giorno. Anche le varie comunità licatesi negli Usa aderirono al Comitato Acqua.

Il 3 giugno 1967 il prof. Ernesto Licata fu invitato nella sede del locale Commissariato di Polizia dall'allora responsabile dott. Quattrocchi, che gli intimò di togliere dal balcone della sede del Comitato che si apriva su corso Roma il cartellone con la scritta "FATTI E NON PROMESSE", minacciandolo di deferirlo. Il funzionario di polizia era preoccupato per il comizio che la D.C. doveva tenere il giorno dopo in piazza Progresso. Il prof. Licata non si lasciò intimorire dalle minacce e il tabellone rimase al suo posto. Il candidato della D.C. all'Assemblea Regionale Siciliana era l'allora sindaco Giovanni Saito. Il comizio del 4 giugno per la D.C. fu un vero fiasco. Una folla oceanica in piazza Progresso con fischi ed urla impedì agli oratori di parlare. Il comizio venne dunque interrotto per motivi di ordine pubblico. Quando la stessa sera fu il turno del prof. Ernesto Licata, il solito commissario di P.S. lo invitò a seguirlo, mentre la folla urlava disapprovando. Il prof. Ernesto Licata non si lasciò intimidire, ritornò in piazza e tenne il suo comizio.

Il 7 giugno giunse a Licata il ministro dei LL.PP., il socialista Mancini, per inaugurare, come è costume fare da parte della politica prima delle elezioni, la SS.115. Ma anche lui dovette raccogliere la sua ricca dose di fischi e di proteste, ma ebbe però modo di rendersi conto delle tristi condizioni in cui si trovava Licata. In sostanza capì che non erano bugie le denunce del Comitato e si impegnò di provvedere per quanto di sua competenza.
Si votava l'11 giugno per il rinnovo dell'Ars. Alla vigilia delle elezioni giunsero a Licata centinaia di carabinieri per presidiare la città. I Licatesi diedero alla politica una risposta forte e compatta, come mai non era successo in questo paese. Dei 22.656 elettori, soltanto 2.043 andarono a votare. Le schede valide furono solo 1719. Tra i votanti circa 600 militari giunti la sera prima, le forze dell'ordine locali, i presidenti di seggio, le suore di San Vincenzo, del Carmine e del Collegio e le poche Orsoline, i preti e i pochissimi accaniti sostenitori democristiani e dei partiti storici. Il responso delle urna fu un vero terremoto, una vera capitolazione che fece rimbalzare su tutta la stampa nazionale il caso di Licata e dello stato di abbandono dei suoi cittadini. Dopo il grande successo politico, purtroppo l'azione del Comitato si andò di giorno in giorno sempre più affievolendo e tantissimi attivisti lasciarono il Comitato abbandonando il prof. Licata, il quale tenne in vita ancora per qualche tempo il Comitato, ma alla fine fu sciolto e il prof. tornò a rivivere con discrezione la sua vita.

Nel 1994 il prof. Ernesto Licata, sollecitato da tanti suoi ex alunni e da tante persone che lo stimavano, si candidò a sindaco. Era la prima elezione diretta dopo la recente riforma degli enti locali e si trovò ancora a sfidare quel Giovanni Saito che aveva contrastato nel 1967 e lo batté al ballottaggio. La sua amministrazione è ricordata per le tantissime iniziative portate a termine, quali il restauro del Teatro Re, il restauro di tutti gli antichi chiostri, l'illuminazione dei monumenti, operazione spiagge libere sicure con i bagnini, il festival del folclore etc. Un'altra rara icona della storia licatese purtroppo se ne è andata con il prof. Ernesto Licata, il 7 giugno all'età di 96 anni.

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"

Kristal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca "

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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