I GIOVANI E LA CHIESA

Tempo fa nella mia parrocchia ho assistito alla scena di un bambino che, annoiato durante la Messa, piangeva per poter andare via. La madre cercava di convincerlo, ma senza successo. Era ospite un seminarista che si è avvicinato al bambino , parlando con lui fino a farlo calmare. In seguito parlando all'assemblea ha invitato tutti a riflettere sui motivi per i quali i giovani non vogliono frequentare la Chiesa. Cosa bisognerebbe fare per accorciare le distanze tra la Chiesa e i ragazzi?Un famoso proverbio dice che le parole volano, gli scritti rimangono e gli esempi trascinano. Su questa argomentazione sono state dette e scritte tantissime cose ed elaborate anche svariate strategie pastorali, ma ci si è accorti che non è servito a niente. Allora si è pensato che tutto dipendesse dagli esempi, spesso negativi ,che i ragazzi ricevono specialmente in famiglia e dalla stessa Chiesa, che li distolgono dal frequentare i sacramenti. Anche quella che sembrava essere la soluzione di tutti i problemi è risultata efficace solo in parte, per il semplice fatto che, nonostante i genitori e le istituzioni dessero esempio di correttezza e di impegno nel rispettare quelle che sono le logiche evangeliche, i ragazzi non vanno ugualmente a Messa. Per cui si è ritornato al punto di partenza; mi permetto solo di dare qualche suggerimento che non vuole avere la pretesa di risolvere il problema.Per esempio, dobbiamo partire dalla consapevolezza che ogni figlio ha una sua strada e un suo modo per essere aiutato. 

La sfida per i genitori è proprio quella di trovare il modo giusto per parlare al cuore, per commuovere il cuore. Chi ha sperimentato il calore dell'amicizia con Gesù non può farne a meno. La fede non è altro che questo: fare amicizia con Gesù. Dopo questo incontro personale con il Risorto, la partecipazione alla vita liturgica diventa un'esigenza, non una pratica da assolvere in maniera sterile. Non avremo più bisogno di convincere, contrattare o obbligare. Il compito dei genitori, perciò, è favorire questo incontro con Gesù. Proponete ai vostri figli di far parte di gruppi o associazioni. Incoraggiateli a fare esperienze di volontariato, ritiri e pellegrinaggi. Aiutateli a conoscere Gesù, portandoli dove il suo profumo è più forte: è così che cammineranno spediti sulla via della santità.Vorrei ora proporvi alcune considerazioni che spingono i cristiani a non andare in Chiesa con delle risposte in merito che ho tratto da un giornale di ispirazione cattolica.

1) La Chiesa è piena di ipocriti che si battono il petto ma fuori sono terribili...

E' vero. Siamo peccatori, ma fate attenzione quando giudicate il prossimo, per non perdere di vista la trave che avete nell'occhio. Giudicare non aiuta nessuno, né cambia la situazione. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. A Messa andiamo a cercare la misericordia di Dio. Per questo è normale trovarci tanti ipocriti, bugiardi, avari, lussuriosi, ecc. Se non siete uno di noi, non vi scomodate a passare. Papa Francesco, in un'udienza, è stato molto deciso al riguardo: "Se ognuno di noi non si sente bisognoso della Misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa. Noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù".

2) Posso stare con Dio ovunque, non ho bisogno di un luogo fisico per sentirlo vicino.

Se un amico mi dicesse che non ha bisogno di incontrarmi fisicamente né di venire a casa mia o di compiere gesti concreti, sensibili, espliciti per manifestare il suo affetto per me, perché gli basta conservarmi nella sua memoria (nel suo cuore), inizierei a dubitare della sua amicizia. Qualcuno potrebbe replicare dicendo: "Ma quando un amico muore rimaniamo legati in questo modo". Sicuramente, ma non del tutto. Non si va forse a Messa nell'anniversario della sua morte? Non gli si portano dei fiori al cimitero? Perché lo facciamo? Perché in fondo è il movimento naturale del nostro amore che dall'interno trabocca e si manifesta esternamente.  

3) La Messa è così noiosa...

Ho sentito dire una volta la stessa cosa a un amico statunitense sul calcio. Mi è sembrato inverosimile. Allora gli ho insegnato le regole del gioco, poi l'ho invitato a giocare, ad andare alle partite, a conoscere più da vicino i giocatori, a riconoscere le tattiche. Non è stato facile. Il processo di inserimento a volte richiede tempo, ma alla fine proprio il tempo ha fatto il suo lavoro. Oggi il mio amico è un fanatico impenitente. Fatte salve tutte le distanze dell'analogia, tornando al caso della Messa, possiamo dire che perché sia oggettivamente fonte di noia, deve essere a mio avviso qualcosa senza senso (senza una logica), che non è capace di suscitare stupore, poco intelligente... La Messa ovviamente non si inserisce in questo profilo. La maggior parte delle volte siamo noi che essendo poco intelligenti, incapaci di meravigliarci, insensibili al mondo spirituale e al silenzio interiore diventiamo incapaci di godere delle grandezze della Messa. Bisogna allenarsi: conoscere meglio le regole, i segni, la teologia, e iniziare a trovarci o a ritrovarci il gusto. Costa, è vero, ma ne vale la pena. Ogni piccolo passo conta. Il tempo farà il suo lavoro.

4) La domenica è il mio unico giorno libero

In questo caso chiederei parafrasando Pilato "Cos'è la libertà?" L'autentica liberazione nasce dall'amore, dal saperci amati e dal poter amare gli altri. "Solo chi è amato può amare. Solo chi è libero può liberare. Solo chi è puro può purificare, e solo chi ha pace la può seminare", diceva a ragione padre Ignacio Larrañaga. La seguente domanda logica sarebbe: "Chi mi può dare quell'amore, quella libertà, quella purezza, quella pace di cui ho bisogno?" La risposta: Dio. Andare a Messa è in realtà l'attività liberatrice per eccellenza. È l'ora decisiva del nostro "giorno libero", perché è il culmine e la fonte della nostra riconciliazione e della nostra libertà. Sì, perché "comunicarsi è vivere in Gesù e vivere di Gesù, come il tralcio sulla vite e dalla vite. Gesù unico principio e causa di tutta la vita: della grazia, della luce, della forza, della fecondità, della felicità, dell'amore" (Sant'Alberto Hurtado)  

5) Ci andrò quando ne sentirò il bisogno, obbligato mai

Chi può dire di avere fame solo di tanto in tanto, e che quindi mangerà solo quando ne avrà bisogno, quando lo riterrà conveniente? Nessuno. Il corpo ci obbliga con una forza violenta ad alimentarlo. È questione di vita o di morte. È inevitabile. Lo stesso dovrebbe succedere a chi scopre quella fame spirituale che grida dal profondo con violenza. È impossibile non sentirsi bisognosi. È impossibile non voler nutrire lo spirito. È questione di vita o di morte. "La persona umana ha una necessità che è ancora più profonda, una fame che è ancora maggiore di quella che il pane può soddisfare; è la fame del cuore umano per l'immensità di Dio. È una fame che può essere soddisfatta soltanto da Colui che disse: 'Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda' (Gv 6,53-55)" - San Giovanni Paolo II.

6) Non mi piace andare a Messa

Utilizzare il criterio del piacere-non piacere per giudicare cosa fare o cosa non fare nella vita è una cosa piuttosto infantile. È il classico modus operandi dei bambini. Le mamme lo sanno meglio di chiunque altro. Per questo, è poco consigliabile procedere nella vita lasciandosi trascinare da questo impulso. Possiamo immaginare tutte le attività di importanza fondamentale che rifiuteremmo con questo pretesto se fosse valido: "Non mi piace questa medicina che mi ha prescritto il medico", "Non mi piace fare la dieta", "Non mi piace fare sport", "Non mi piace studiare, andare a scuola o all'università", "Non mi piace andare al lavoro (preferirei dormire fino a tardi)", ecc. Se ci reggessimo sulla base di questa legge capricciosa finiremmo per ammalarci, per essere licenziati, per non andare a scuola o all'università, e non svilupperemmo molti dei nostri talenti. Bisogna maturare per scoprire che i sacrifici e le rinunce sono una parte fondamentale della vita e sono esperienze di grande valore perché ci permettono di crescere e di dispiegare in pienezza la nostra esistenza. Con un po' di sforzo e perseveranza, molte delle attività che all'inizio ci costano (e che quindi non ci piacciono) con il tempo iniziano ad acquisire il sapore della familiarità, della sana routine della buona abitudine, del sacrificio che libera, del rito capace di dare un senso profondo alla vita; e così, a poco a poco, ci vengono svelati la bellezza e il grande valore che ci si nascondevano a prima vista. Nel caso dell'Eucaristia, è straordinario poter scoprire la presenza reale di Dio e la possibilità di condividere con Lui un'ora di questa vicinanza.

7) Non capisco cosa dice il prete

Fai uno sforzo, abbi pazienza. Avvicinati dopo la Messa a chiedere. Medita sul Vangelo e ricorda: il centro della Messa non è il sacerdote, né l'omelia, ma il sacrificio riconciliatore di Cristo e la sua presenza reale. Prega anche perché lo Spirito Santo illumini i sacerdoti (li ispiri).

8) A Messa vanno solo le persone anziane

Non è vero. Dipende dal luogo, anche se è vero che in molte zone dell'Europa è così. Gli anziani ci danno una lezione di vita in questo senso: per la saggezza acquisita nel corso degli anni e per l'approssimarsi di sorella morte, riescono a intravedere con maggior chiarezza l'essenziale della vita che è invisibile agli occhi e rischiano, come farebbero pochi giovani, per compiere quel salto di fede e vivere controcorrente e con coerenza la propria fede. Molti ricominciano ad andare a Messa e a pregare abitualmente perché sanno che lì trovano il "farmaco d'immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere in Gesù Cristo per sempre" (Sant'Ignazio di Antiochia). Che importa di ciò che diranno gli altri e delle false apparenze di questo mondo che passa? Dovremmo imparare dalla loro testimonianza e dalla loro esperienza (come ci consiglia papa Francesco). Come evitare di arrivare a quelle situazioni in cui i giovani smettono di praticare la fede? Se sei uno di quei vecchi saggi, continua a offrire la tua testimonianza con coraggio e cerca di portare a Messa i tuoi nipoti finché ci si fanno portare. Se sei uno di quei giovani immortali che credono che la vita non finisca e la morte non arrivi, e che hanno riposto la propria fede in se stessi, medita di più su questi misteri e chiediti: dove andiamo? Cosa facciamo qui? Cosa c'è dopo questa vita? Perché tante persone anziane vanno a Messa? Cosa vedono che io non vedo? Forse così potrai acquisire quella saggezza profonda che manca ai giorni nostri e tornerai a Messa.

9) Vado sempre a Messa, ma non vedo alcun cambiamento in me

La Comunione è il grande atto di fede. C'è lì un mistero che va molto al di là di noi, molto al di là della nostra comprensione, accade sempre un cambiamento reale: il Corpo di Cristo cresce, aumenta, si eleva, perché il Signore si rende presente nel nostro cuore. Per questo bisogna credere a Gesù quando riceviamo i sacramenti, perché "chi li riceve più frequentemente si vede che riceve più frequentemente il Salvatore, perché il Salvatore stesso lo dice: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" (Timoteo di Alessandria). Se gli crediamo, necessariamente la nostra vita cambierà. È la logica del peso e dell'inerzia: se il centro è Cristo, l'orbita della nostra vita cambia e questo si nota.  

A CURA DI

"Fai quello che puoi e chiedi quello che non puoi. Ed Egli farà in modo che tu possa"

Don Carmelo Rizzo

Responsabile protempore

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia