SANDRO PERTINI

Nato nel 1896, Pertini fa parte della generazione chiamata a combattere nella Grande Guerra. Appena ventenne, è inviato sul fronte dell'Isonzo come sottotenente e viene decorato con la medaglia al valore per un assalto sulla Bainsizza. 

Tornato nella sua Liguria, il futuro Presidente riprende gli studi, si diploma, si laurea, si iscrive al partito socialista e comincia la sua militanza antifascista anche grazie agli incontri con figure di spicco della nascente opposizione come Gaetano Salvemini e i fratelli Rosselli. Finito nel mirino delle camice nere, Pertini subisce le aggressioni delle squadracce e, condannato al confino, si rifugia in Francia da dove tornerà sotto falso nome nel 1929 per riorganizzare il partito socialista. Pertini viene però riconosciuto e arrestato. La condanna del Tribunale speciale é durissima: dieci anni di carcere e tre di vigilanza speciale.

Durante la prigionia sua madre scriverà una richiesta di grazia cui Pertini si opporrà scrivendo: "Non mi associo a simile domanda perché sento che macchierei la mia fede politica, che più d'ogni altra cosa, della mia stessa vita, mi preme".

Nel '43, dopo la caduta di Mussolini, viene liberato ma la sua libertà dura poco, viene infatti catturato dalle SS e condannato a morte. Incarcerato a Regina Coeli insieme a Giuseppe Saragat, viene liberato dai partigiani. Nel '44 Pertini parte per Milano per partecipare alla liberazione della città dai nazifascisti come membro del CLNAI e segretario del Partito Socialista per l'Italia occupata.

Sarà proprio la sua voce a proclamare alla radio lo sciopero generale insurrezionale della città il 25 Aprile. Tenne poi uno storico comizio in Piazza Duomo e decise, insieme ad altre personalità, il destino del Duce, davanti alla cittadinanza:

"Mussolini, mentre giallo di livore e di paura tentava di varcare la frontiera Svizzera, è stato arrestato. Egli dovrà essere consegnato a un tribunale del popolo, perchè lo giudichi per direttissima. E per tutte le vittime del Fascismo e per il popolo italiano dal Fascismo gettato in tanta rovina egli dovrà essere e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante che pensiamo che per quest'uomo il plotone di esecuzione sia troppo onore. Egli meriterebbe di essere ucciso come un cane tignoso".

Alla fine della guerra venne eletto all'Assemblea Costituente e, nel 1968, divenne il primo non democristiano e di sinistra ad essere eletto presidente della Camera dei Deputati. Nel 1978 quando venne eletto 7° Presidente della Repubblica. Salito al Colle in un momento particolarmente delicato per l'Italia, Pertini caratterizzerà la sua presidenza per il modo non convenzionale in cui la interpreta, scegliendo ad esempio di non andare ad abitare al Quirinale e preferendo la sua casa romana.

Il 29 giugno del 1985, Pertini si dimette dalla carica per permettere l'immediato insediamento di Francesco Cossiga, eletto suo successore, e diventa senatore a vita. Non svolgerà più attività politica, tenendo come unico incarico ufficiale la presidenza della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati. Muore a Roma la notte del 24 febbraio 1990, all'età di 93 anni.

"Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: Non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà".

Protagonista assoluto della democrazia repubblicana del novecento, Sandro Pertini visse entrambe le guerre mondiali e la dittatura fascista. Portò avanti un ideale, quello della giustizia, in un periodo in cui esso non avrebbe potuto trovar posto agli occhi dei più.

Nonostante le varie condanne infertegli dal regime, egli riuscì a sopravvivere mantenendo un ruolo fondamentale nella lotta al fascismo, anche durante la Resistenza. Subì inoltre l'esilio, a seguito del quale, tornato in Italia, promosse l'insurrezione nazionale contro i nazi-fascisti.

Più di trent'anni dopo ricoprì la carica di Presidente della Repubblica, sostenendo con impegno l'importanza del legame tra i cittadini e lo Stato. Personalità estremamente carismatica e grande comunicatore, Pertini è stato il presidente più amato dagli italiani, avendo vissuto il periodo più oscuro per il nostro Paese e per il mondo intero, senza però mai arrendersi nella professione dei suoi ideali e nella loro realizzazione.

Non è forse questa una dimostrazione di come i buoni principi, se accompagnati da grande impegno e convinzione, riescano effettivamente a concretizzarsi, anche quando sovrastati da ideali brutalmente imposti e radicati (come lo era al tempo la dittatura fascista)?

Non è pertanto la complessità del percorso che deve dissuaderci nel perseguimento dei nostri obiettivi. Questo caso è una prova del fatto che il duro lavoro e la fiducia fanno davvero un'enorme differenza, anche di fronte a muri apparentemente insormontabili.

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"

Kristal Aquilino

Redattore

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca "

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Caporedattore

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