SAN TOMMASO D'AQUINO

Tommaso d'Aquino nacque nel 1224-25 o forse nel 1226-27 nel castello di famiglia a Roccasecca , nella contea di Aquino, ai confini tra il Lazio e la Campania, tra gli stati del papa e quelli dell'imperatore, per il quale la famiglia d'Aquino, d'origine longobarda, parteggiava. Come figlio minore, la sua destinazione era la vita ecclesiastica e, infatti, a cinque anni Tommaso venne offerto dal padre come oblato al celebre monastero di Montecassino: "una preda contesa dal papa e dall'imperatore", forse con la speranza che sarebbe potuto un giorno diventarne abate.

Tommaso vi soggiornò per una decina d'anni e furono fondamentali per la sua formazione religiosa e letteraria tanto debitrice al maestro per eccellenza della contemplazione, il monaco papa Gregorio Magno, e più generalmente della concezione della teologia non solo come conoscenza acquisita tramite lo "studio", ma anche come esperienza del mistero.

Per Tommaso la professione del teologo è quella di ricercare Dio che è la sostanza e la passione; fare teologia è riferire tutto a lui, come principio e come fine. E la sua sarà una ricerca ininterrotta di Dio, non con la pretesa di possederlo attraverso la filosofia, quella aristotelica in particolare, ma con l'intento di scorgere le sue tracce nella realtà create, e di avvicinarsi a lui umilmente e audacemente con l'intelletto e soprattutto con l'amore. Per Tommaso la teologia è come la lotta di Giacobbe con l'Angelo. Egli ritiene che Dio sta sempre oltre, è inarrivabile, e dev'essere adorato col silenzio, non però nel senso che non si deve dire o ricercare nulla di lui, ma nell'essere convinti che egli sfugge alla nostra intelligenza.

In Tommaso, del resto, è vivissimo il senso del limite della conoscenza umana: "La nostra conoscenza è talmente debole che nessun filosofo poté investigare perfettamente la natura di una mosca". Quella del monaco, tuttavia, non era la vocazione di Tommaso. Nel 1239 decide di frequentare l'Università di Napoli, e in essa conosce i frati Predicatori del convento del successore di san Domenico, Giordano di Sassonia, e riceve l'abito domenicano. Il nobile d'Aquino predilige un ordine mendicante, votato alla povertà, senza possedimenti e sicurezze, non protetto dentro i chiostri, ma destinato alla predicazione e all'insegnamento nel cuore della città, nelle università, dove ferve la cultura nuova, con la quale la scienza sacra, senza perdere la sua identità, è chiamata a confrontarsi.

Dopo un periodo segregato in un castello di famiglia Tommaso riprese il suo cammino tra i frati Predicatori. Il maestro di teologia è chiamato anche "maestro in Sacra Pagina", e infatti il suo primo grande impegno è quello di commentare la Sacra Scrittura. Tommaso, come frutto delle sue lezioni bibliche, ci lascerà dei commentari sui libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, tra cui le penetranti Letture sulle Epistole di Paolo.

E Tommaso ha una grande stima dell'intelligenza e della ragione. Dall'altro lato, non temerà di dichiarare che "una vecchietta ora sa di più nel campo della fede, che non una volta tutti i filosofi. La fede è molto più potente della filosofia, per cui, la filosofia non va accolta, se in contrasto con la fede". Sentendo prossima la fine si fece trasportare verso i cistercensi di Fossanova. Vi rimase circa un mese e spirò il 7 marzo 1274. Ma vanno ascoltate le parole che pronunciò prima di ricevere il viatico:  

"Io ti ricevo prezzo della redenzione della mia anima, io ti ricevo viatico del mio pellegrinaggio. Per tuo amore ho studiato, vegliato, ho sofferto. Tu sei stato l'oggetto della mia predicazione, del mio insegnamento. Nulla mai ho detto contro di te. Se non ho insegnato bene su questo sacramento, lo sottometto al giudizio della santa Chiesa romana, nella cui obbedienza lascio questa vita". 

A CURA DI

"Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità"

Gruppo Giovani


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