IL TATUAGGIO

- Caro Don Carmelo, sono un ragazzo e per moda desidero fare un tatuaggio. Ho anche un piercing. Sbaglio?

Rispondere a questa domanda in modo superficiale con un secco "No!", non fa crescere nessuno; nemmeno un libertino: "Sì, puoi farlo!". Ci mette nelle condizioni di rispondere alla domanda sull'essere sbagliato o meno, e s'è sbagliato in relazione a cosa o meglio a "chi", perché il cristiano è colui che si rapporta a Dio e cerca, alla luce della Sua Parola, di fare scelte sempre più consapevoli.

Penso che bisogna andare oltre e nel profondo di una semplice moda che, forse, porta con sé un vago senso di libertà che libertà vera non è. La domanda di questo giovane ragazzo, personalmente mi ha aperto ad altre domande: "Cos'è un tatuaggio? Qual è la sua origine? Cosa c'è dietro un tatuaggio? Il tatuaggio è un marchio inciso sulla pelle.

Si hanno reperti archeologici su corpi ritrovati mummificati, conservati dal ghiaccio, fin dal Neolitico. Nel corso dei millenni il tatuaggio è andato via via evolvendosi tanto da assumere significati differenti, ma tutti con un solo denominatore comune, anche se oggi, nella nostra società moderna è visto solo come una forma d'arte. Se per molti, attualmente, ha solo il significato di un semplice disegno per decorare la pelle del corpo, (per esprimere una dimensione strettamente personale, un sentimento, un qualcosa che dica agli altri di sé, frutto del relativismo e dell'individualismo edonista in cui la nostra società vive), anticamente veniva realizzato in occasione di riti iniziatici e come segno di appartenenza a specifici gruppi etnici, ma tutti attribuivano al tatuaggio una dimensione occulta e magicoesoterica.

In pochi conoscono l'etimologia della parola tatuaggio. L'attuale termine inglese "tatoo", è stato coniato dall'ufficiale di marina James Cook, alla fine del 1700 d.C., dopo essere stato spedito nelle isole della Polinesia e della Nuova Zelanda, a motivo del transito del pianeta Venere davanti al Sole che si verificò il 3 e 4 giugno del 1769. Egli rientrando presso la corte londinese con un uomo tahitiano tutto tatuato, iniziò a diffondere l'idea che il tatuaggio non avesse valore solo negativo, ma esso doveva essere visto anche come rango d'appartenenza, forza e valore per le imprese (tipo quelle sue e dei marinai), segno anche di amore e fedeltà...

Ma il termine che ha origine da due parole usate nella Polinesia da lui esplorata dicono tutt'altro: "ta" significa "incisione sulla pelle" e "atua" che significa "spirito". Già dall'etimologia si comprende che l'origine non ha le sue motivazioni. La loro credenza, infatti, era quella che lo spirito degli dèi entrava in loro attraverso i fori incisi sulla pelle e il dolore e la perdita di sangue, dovevano essere offerti come sacrificio per ricevere i benefici collegati ai diversi riti che praticavano.


Le tribù tahitiane della Polinesia e i maori della Nuova Zelanda, avevano l'abitudine di tatuarsi i membri in giovane età e continuavano a tatuarsi le altre parti del corpo nel corso degli anni, fino ad arrivare alla vecchiaia senza lasciare un solo centimetro del corpo non tatuato; alcuni dei maori tatuavano anche tutto il viso per incutere paura durante le guerre invocando il dio della guerra per riportare la vittoria.

Tra i molti significati che davano ai disegni che decoravano i loro corpi, come forza, fecondità e altro, c'era quella principale di evocare gli Dei come forma di stregoneria per essere protetti dagli spiriti malvagi. Ad ogni tatuaggio corrispondeva la protezione e il potere esercitato sulla persona o su tutto il rango, da quella determinata divinità.


Dando uno sguardo veloce anche ad altre antiche civiltà come gli egiziani, i celti, i giapponesi, essi non si tatuavano per dare un valore estetico di bellezza al loro corpo, ma era sempre legato all'adorazione di divinità con i relativi riti magici che compivano. Sempre in Giappone venivano marchiati i fuori legge; successivamente si diffuse nei ceti più bassi del popolo come contestazione al fatto che era loro vietato di indossare il kimono. Nel 1870, il Governo dichiarò il tatuaggio pratica illegale e sovversiva. La Yakuza, la mafia giapponese, ne fece subito suo simbolo. 

Gli antichi romani e i greci, nonostante adorassero tante divinità, erano invece ossessionati dalla bellezza del corpo ed il tatuaggio era vietato, presso di loro veniva usato solo per marchiare prostitute, criminali, e condannati, così com'era fino a qualche secolo fa. Storicamente va anche detto per esempio, che le prostitute che lavoravano nelle case chiuse tatuavano o disegnavano un neo sul labbro superiore a differenze di quelle che lavoravano per strada che lo tatuavano/disegnavano sul labbro inferiore.

Nei cristiani dei primi secoli c'era l'uso di tatuarsi, in parti nascoste del corpo, piccoli simboli di fede per riconoscersi tra loro durante le persecuzioni, ma questo venne vietato prima dall'imperatore Costantino (IV secolo) e poi da papa Adriano (VIII secolo). Ciononostante, molti crociati a Gerusalemme si tatuavano la croce sul corpo per assicurarsi una sepoltura dentro il camposanto in caso di morte in battaglia.

Nella sacra scrittura non ci sono tanti versetti relativi ai tatuaggi e alle incisioni. C'è per esempio deuteronomio 14,1-2 :

"Voi siete figli per il Signore, vostro Dio non vi farete incisioni e non vi raderete tra gli occhi per un morto. Tu sei infatti un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, e il Signore ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra"

Quando dice di non radersi tra gli occhi per un morto, si riferisce a riti di stregoneria che si facevano allora i pagani per portare il lutto o peggio per evocare un morto.

Troviamo anche l'episodio in 1Re 18,2229 dove al versetto 28 vi è scritto che i 450 profeti di Baal, beffeggiati dal profeta Elia, si misero a gridare a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, fino a bagnarsi di sangue, ma non ottennero ciò che speravano al contrario del profeta Elia.

Un altro importante riferimento è nel libro del Levitico 19,28: «Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore». Prima di ogni cosa, quello che dobbiamo capire è il contesto di questa prescrizione. Quando leggiamo la Bibbia, in questo punto specifico dell'A.T., Dio aveva fatto uscire il Suo Popolo dall'Egitto. "Israele" viveva infatti in una condizione di schiavitù, ma non erano solo semplici schiavi nei confronti degli egiziani, in realtà erano schiavi di poteri occulti, erano diventati, di generazione in generazione, per un tempo di 400 anni, un popolo superstizioso e la superstizione è un peccato agli occhi di Dio, perché secondo la credenza biblica, chi la pratica si apre al potere del male nella propria vita. Presso i tatuatori e i cultori del tatuaggio è diffusa la credenza superstiziosa che il numero dei tatuaggi dev'essere dispari, ma questo risale ai marinai che quando partivano correvano il rischio di non ritornare più nella propria terra per via della morte causata da qualche tempesta e si tatuavano alla partenza, quando arrivavano al porto di destinazione e quando rientravano.

Ciò che viene narrato nel libro dell'Esodo, di come Mosè affrontò il faraone, considerato un 'dio', è fondamentale per capire, che per Dio sarebbe stato molto facile fare uscire il popolo dall'Egitto, già dopo il primo intervento. In realtà ci sono stati ben 10 piaghe-confronti tra Dio, attraverso Mosè, e il Faraone. Ognuna delle piaghe era rivolta ad un diverso 'dio' che altro non era che uno degli dèi adorati dall'Egitto. Ogni volta che Mosè diceva al Faraone di liberare il suo popolo il Faraone rifiutava e una piaga arrivava nel paese come attacco ad un altro dio da sconfiggere. Perciò dopo le 10 piaghe, quando il tempo fu terminato, gli egiziani furono presi dalla paura e considerarono il Dio d'Israele ben più grande e più forte del potere dei loro dèi che loro adoravano e gli ebrei si persuasero di quanto videro. La piaga finale che comportò il rilascio del popolo di Dio, fu la morte dei primogeniti d'Egitto e lo spargimento di sangue, attraverso il sangue dell'agnello, a protezione dei primogeniti ebrei.

In Esodo 12, è narrato che tutti dovevano sacrificare un agnello, dovevano passare il suo sangue sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno, e solo dopo sarebbero stati protetti dalla morte dei primogeniti. Quindi vediamo che Israele è stato liberato da una terra piena di idolatria, stregoneria e spiritismo. I poteri occulti erano molto potenti in Egitto. Leggendo tutta la storia del confronto fra Mosé e il faraone, troviamo che alcuni dei primi segni che egli fece furono replicati dai maghi egiziani. Mosè gettò a terra un bastone che si trasformò in serpente, i sacerdoti del faraone gettarono i loro bastoni per terra, e pure essi si trasformarono in serpenti. Questa era una forma di potere occulto. Tra le divinità del pantheon egiziano, veniva adorato Ra accostato a Horus che furono fusi insieme e divenne RaHorakhti, il dio sole, e parte dell'adorazione includeva che sia gli uomini che le donne venissero tatuati in segno di appartenenza e fedeltà, in primis i sacerdoti del faraone (questa pratica associata a divinità diverse era diffusa anche presso i babilonesi, gli assiri e di quasi tutto il Medio Oriente).

Non possiamo non citare il vitello d'oro che gli ebrei costruirono nel deserto solo perché Mosè tardava a scendere dal monte, dove proclamarono idolatricamente che quello era il loro dio, il dio che li aveva fatti uscire dall'Egitto. Continuando a leggere nel Levitico, vediamo che Dio è prossimo e portare il Suo Popolo a Canaan, ed Egli disse loro che li stava portando in quella terra, non perché erano migliori degli altri, ma solo perché li amava, perché era il Suo popolo, il Popolo delle promesse fatte ad Abramo.

In questa terra c'era un forte coinvolgimento con l'occulto. Si adorava Baal, Astaroth, gli dèi del sole, della tempesta, dei venti, del tempo, si adoravano gli dèi della fertilità ed infine ci si faceva tatuare. Era parte della loro pratica idolatrica in quanto il tatuaggio non rappresentava solo un marchio fatto con inchiostro, bensì apriva la vita agli spiriti, tutto veniva sigillato anche attraverso il rito della ierodulia, una forma di schiavitù sacra che praticava riti mediante l'unione fisica esercitata dentro i templi pagani da cui dipendevano.

Mosè impose il divieto agli uomini e alle donne ebree di praticare la "ierodulia", poichè era una forma di schiavitù spirituale attraverso il corpo come mezzo di accesso, e il marchio tatuato praticando il rito li avrebbe resi di nuovo schiavi del male da cui erano stati liberati. Leggiamo infatti in Lv 19,4:

"Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio."

Nel V. 28: 

"Non vi farete incisioni sul corpo per un defuno, nè vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore"

- In Esodo 20, 2-4 viene specificato infatti:

"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione sercile: Non avrai altri Dei di fronte a me. Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, nè di quanto è quaggiù sulla terra, nè di quanto è nelle acque dotto la terra"

L'incisione e il marchiarsi la carne, nella Bibbia è associato alla dimensione dell'occulto, come forma di schiavitù o soggezione ad esso. Dopo questo veloce excursus storico-biblico, qualcuno potrebbe pensare che la pratica attuale dei tatuaggi è diversa da quella praticata dalle antiche civiltà e dalla proibizione scaturita nella Sacra Scrittura presso il Popolo di Israele, e che nessuno o almeno in molti, si tatuano per motivi legati alla magia e al culto esoterico, invece purtroppo non è così e ad affermarlo è nientedimeno che Antoin LaVey, fondatore della chiesa satanica in America.

Egli pubblicamente, sul libro intitolato "Moderns Primitives" (Moderni primitivi, già il titolo dice tutto), stampato in italiano con il titolo "Tatuaggi, corpo e spirito", dichiara quanto detto, ammettendo che dietro ad ogni tatuaggio, sia esso un fiorellino o un drago, c'è il satanismo, come forma di schiavitù e ribellione a Dio, fatta direttamente o indirettamente secondo il grado di coscienza di ognuno. Sempre LaVey dichiara: "I tatuaggi e il piercing sono vietati dalla Bibbia nel libro del Levitico, e buona parte del mondo è governata dalle credenze religiose bibliche, anche l'Africa ormai. Io voglio incoraggiare qualsiasi cosa sia un pronunciamento contro il Cristianesimo, perché negli ultimi cinquecento anni i missionari cristiani hanno distrutto quasi tutte le culture diversificate del mondo, facendone un posto molto meno interessante... Neanche gli alieni venuti dallo spazio potrebbero inventare un'arma più sconvolgente della religione cristiana da usare contro i popoli del pianeta Terra" (estratto dal libro di Carlo Climati dal titolo "I giovani e l'esoterismo. Magia, satanismo e occultismo: l'inganno del fuoco che non brucia", pag. 86. Libro molto interessante che ho letto più volte e ho ripreso per questa seconda parte dell'articolo) .

Sempre l'autore del libro nelle pagine a seguire scrive che ci sono tante riviste che si possono sfogliare per scegliere l'immagine da tatuarsi. In una delle riviste più famose Tatoo Gallery, nell'agosto 1994, riportava una sezione, denominata Sacro e Profano, che introduceva l'articolo così: "Presso quasi tutti i popoli primitivi il tatuaggio era associato al culto degli dèi demoni e veniva praticato durante riti a loro dedicati da santoni o maghi. In questo tipo di tatuaggio aveva molta importanza il flusso del sangue che usciva dalle ferite, il quale porta con sé fuori dal corpo gli spiriti maligni che vi sono entrati".

Nel su citato libro "Moderni primitivi", curato in italiano dall'ideologo anticristiano Ivo Quartiroli, nell'introduzione scrive: "I valori tradizionali di progresso, scienza e famiglia e religione stanno esaurendo la loro funzione di sostegno. La cultura tribale, pagana, e il mondo antico greco hanno sempre riconosciuto diversi dèi invece di un dio unico. Per accettare una società multietnica bisogna partire dall'accettazione della diversità tra le persone e all'interno di noi stessi. Auspichiamo la riappropriazione della spiritualità non mediata da moralismi e dogmi ecclesiali. La spiritualità che parte dalla sensazione di essere connessi. Connessi con se stessi, con gli esseri viventi, con la terra e i suoi cicli. Una spiritualità che non necessita di luoghi di culto, non necessita di intermediari, non ha peccati né sensi di colpa"; ma intanto loro hanno i loro luoghi di culti, i loro riti, i loro intermediari e devono sottostare a ciò che viene loro proposto, perché chi vuole far parte delle "tenebre" deve rispettare delle regole, come i figli della "Luce".

La differenza sta tutta in quali regole, rispettandole, portano a vivere la libertà secondo Dio o secondo il Male, o secondo ciò che ad ognuno piace come ricerca del proprio edonismp.

Sul libro "conosci il tuo avversario" di Simone Iuliano del 2009, con la prefazione di P. Mario Granato e dell'ormai defunto P. Gabriele Amorth, è riportato che tutti i sacerdoti satanici, oltre a tutti i riti che compiono, hanno l'obbligo di consacrarsi proprio attraverso il tatuaggio. Anche nell'ultimo decennio, l'Aie, Associazione Internazionale Esorcisti (fondata da P. Amorth), ribadiscono che alcune persone possedute a cui viene praticato l'esorcismo, testimoniano che durante la preghiera, la parte del corpo tatuata brucia come ferro rovente e richiamano in modo forte di non aprire la vita a pratiche occulte di nessun genere, altrimenti si da la possibilità alle potenze demoniache di esercitare qualche disturbo. 

In 1 Corinzi 6, 19-20 San Paolo apostolo ci ricorda:

"Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!"

L'evangelista Giovanni scrive nel suo Vangelo che quando ci fu la disputa sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme, e Gesù fece riferimento al Suo corpo come Tempio (Gv 2,21). Anche se Giovanni scrive il suo vangelo dopo la distruzione del Tempio per opera dei romani nel 70 d.C., è forte il parallelo che fa con Gesù che fin dal primo capitolo al versetto 14 afferma che il Verbo eterno del Padre ha posto la sua tenda fra noi. Il nostro corpo, la nostra natura umana, divenuta abitazione di Dio.

Alla fine di questo articolo, però, vorrei porre io una domanda: "Perché voglio farmi tatuare?". La domanda iniziale specifica "per moda", quindi perché si pensa che lo fanno tutti e sia normale. Penso che c'è da chiedersi seriamente un'altra domanda: "Cosa c'è in me che mi rende insoddisfatto del modo in cui Dio mi ha fatto? Ho coscienza di essere Tempio della Sua presenza in me e che con il mio corpo trasfigurato godrò della Sua presenza per sempre?". San Paolo ai versetti 12-13 scrive: «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla. [...] Il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. In questo periodo natalizio siamo stati chiamati a contemplare Gesù che pur essendo di natura divina, ha assunto la natura umana, il nostro corpo ed è Dio che ha marchiato-segnato la nostra carne con il Crisma mediante il Battesimo, tanto da renderci Suoi, per essere come Lui. A noi la consapevolezza di crescere nella fede e nel rispetto della Sua Parola.

A CURA DI

"Ogni opera d'amore, compiuta con tutto il cuore, porta sempre la gente più vicina a Dio" 

Don Salvatore Attardo


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