I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA): COSA SONO E PERCHÉ È IMPORTANTE CONOSCERLI

La salute mentale è spesso sottovalutata rispetto a quella fisica, seppur da essa dipendano in egual misura le normali condizioni di benessere di ogni individuo, dunque non soltanto la sua serenità psicologica, ma anche le sue capacità cognitive, la possibilità di rispondere in modo ottimale a esigenze e sfide quotidiane, il saper stabilire delle relazioni soddisfacenti e sane. Ciò che spesso sfugge è dunque il legame diretto tra salute fisica e mentale, che appaiono come distinte quando sono invece interdipendenti. Abbiamo chiesto alla dottoressa Giusy Castrogiovanni di parlarci di un particolare problema che lega proprio questi due aspetti: i disturbi del comportamento alimentare.

Partiamo dalle basi: che cosa sono i disturbi del comportamento alimentare?

-I disturbi del comportamento alimentare o anche disturbi dell'alimentazione sono delle vere e proprie patologie, caratterizzate da alterazioni delle abitudini alimentari e da una eccessiva preoccupazione, addirittura ossessione, per il peso e per le forme del corpo. Qualunque comportamento messo in atto è finalizzato al controllo del peso corporeo, un controllo che nel lungo termine va a danneggiare la salute fisica e il comportamento psicologico. Infatti, in psichiatria questi disturbi hanno particolare valenza perché oltre a interessare la mente coinvolgono anche il corpo, determinando complicazioni fisiche anche gravi a carico ad esempio del cuore, del sistema digestivo o delle ossa, fino a degenerare in altre patologie.

Quali potrebbero essere le cause principali di insorgenza di un dca?

-Non c'è una sola causa scatenante, ma le cause possono essere individuali, legate a fattori sociali, psicologici o fisici, come l'ereditarietà o un'alimentazione errata mantenuta per tanto tempo. Si tratta di disturbi che generalmente insorgono nell'adolescenza, ma sono in aumento i casi in cui a essere colpiti sono bambini e adulti. Colpiscono ogni strato sociale e soprattutto il sesso femminile, per circa il 90%. Nel caso degli adolescenti, attraversando un periodo delicato che segna il passaggio dalla dipendenza dell'infante all'autonomia della prima età adulta, il disturbo alimentare potrebbe essere causato dall'incapacità del ragazzo di far fronte a questi cambiamenti. Un altro fattore, che si verifica soprattutto nel bambino, potrebbe essere un rapporto familiare complicato, oppure un trauma passato.

Che ruolo ha l'ideale di perfezione fisica che tanto si insegue e si ostenta, soprattutto tra i più giovani?

-Essere continuamente bombardati da immagini di corpi perfetti tende a portare a una idealizzazione della magrezza, che inizia ad assumere un senso di valore e perfezione della persona stessa. La possibilità di poter controllare il corpo attraverso il controllo del cibo, diventa per il soggetto un modo per assumere il controllo della propria vita in autonomia. Questo "potere" si trasforma in una illusione di autostima, capacità e sicurezza. Da questo punto di vista, negli ultimi anni e soprattutto nella cultura occidentale, i casi del disturbo sono nettamente aumentati.

Quali sono le principali tipologie di disturbo alimentare?

-I dca più diffusi sono anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, a cui si aggiungono altri meno noti come la pica, la ruminazione e il disturbo alimentare evitante restrittivo. L'anoressia nervosa nasce dal timore ingiustificato quanto esasperato di ingrassare. Rispetto alle altre patologie, il progredire della malattia è molto più lento e in un certo senso anche più silenzioso, e si auto-riconosce a causa dell'evidente magrezza. Nel caso della bulimia non c'è questo riconoscimento esterno, in quanto molto spesso chi ne è affetto è una persona normopeso, che anche nelle occasioni di convivialità non sembra mostrare evidenti disagi. Ciò che caratterizza principalmente la bulimia, al contrario dell'anoressia, sono le cosiddette "abbuffate", ovvero l'ingerimento in un brevissimo lasso di tempo di quantità di cibo molto maggiori rispetto a quelle che normalmente si ingerirebbero nella stessa situazione. A questi episodi seguono delle condotte di eliminazione e compensazione. Le prime consistono nell'induzione del vomito o nell'uso uso di lassativi e diuretici, le seconde sono digiuni prolungati prima e dopo aver mangiato o una eccessiva attività fisica. Sia nell'anoressia che nella bulimia l'autostima è legata al peso e alla forma del corpo. Il disturbo da alimentazione incontrollata è stato riconosciuto da pochissimo. È molto simile alla bulimia ma non sono presenti comportamenti di compensazione né di eliminazione, quindi la conseguenza più importante è l'aumento di peso che può raggiungere anche l'obesità severa. Anche in questo caso la caratteristica principale è la perdita di controllo.

Come si riconoscono?

-Assumere i comportamenti tipici del disturbo, come l'eccessiva attività fisica o il rigido controllo del cibo non implica necessariamente la presenza della patologia. Per diagnosticarla si seguono dei criteri ben precisi, definiti sul DSM-5, un manuale diagnostico. Sicuramente, i segnali di allarme a cui prestare più attenzione sono i pasti eccessivamente abbondanti, la tendenza a correre in bagno dopo aver mangiato e i digiuni prolungati nel caso della bulimia, oppure l'abitudine di tagliare il cibo in porzioni piccolissime, mangiare molto lentamente e nascondere il corpo sotto vestiti troppo larghi nel caso dell'anoressia.

È possibile curare un disturbo alimentare? Cosa prevede la terapia?

-In generale, quando si ha un disturbo psicologico non è facile averne autoconsapevolezza, quindi intraprendere un percorso terapeutico è complicato. Ad esempio, nel caso dell'anoressia nervosa non si ha all'inizio una grande consapevolezza del problema e si continua a non averne nemmeno quando la perdita di peso diventa notevole o incontrollabile, proprio perché si accosta l'essere magri con l'essere belli e meritevoli di valore. Anche ricevere dei complimenti per la forma fisica rafforza la convinzione che quello che si sta facendo sia corretto. Per questo motivo, di solito per prima cosa si persegue una sorta di motivazione al cambiamento, ovvero si aiuta la persona a prendere coscienza del pericolo che sta correndo, a credere nella possibilità di cambiare, di essere disposta a mettersi in gioco e avere la forza di chiedere aiuto. Questa prima fase è fondamentale per avere la certezza che una volta intrapreso il trattamento lo si porti a termine, in quanto ciò che spesso si verifica è un abbandono del percorso da parte del paziente a causa del senso di colpa, di vergogna, o per il timore di perdere il controllo della propria forma fisica. Quindi si procede attraverso un percorso di terapia comportamentale associato a una educazione alimentare e al monitoraggio medico.

Come deve comportarsi un familiare o un amico che nota segni del disturbo su un proprio caro?

-Nel caso di adolescenti e bambini è consigliata la partecipazione al trattamento dei genitori o dei parenti più prossimi, che oltre a supervisionare l'andamento del percorso possono comprendere eventuali cause che nascono proprio in ambito familiare. Nell' adulto tutto si complica, in quanto la motivazione e la consapevolezza difficilmente arrivano dall'esterno. Si può consigliare la frequentazione di centri di ascolto, prima ancora della terapia, per affrontare la prima fase del cambiamento.

Un'ultima domanda: potrebbe la scuola, in quanto istituzione destinata all'educazione e all'istruzione, avere un ruolo nella prevenzione di questo tipo di disturbo?

-Sicuramente all'interno della scuola si può fare tanto, non a caso negli ultimi anni si sono diffusi progetti di educazione alimentare e sull'autostima e si è cercato di introdurre la figura dello psicologo scolastico, utilissima per il ragazzo o il bambino che può trovare difficoltà nell'aprirsi con un genitore o un conoscente. Una figura di questo tipo sarebbe di certo molto utile per affrontare tanti altri problemi, a cominciare dal bullismo. È fondamentale diffondere a partire dalle scuole una maggiore coscienza dell'importanza reale della salute mentale per il benessere dell'individuo con se stesso e in relazione agli altri.

Un ringraziamento speciale va alla dott.ssa Castrogiovanni, per la sua disponibilità nel rendersi portavoce di un messaggio molto importante, quale la diffusione dell'informazione e della conoscenza come arma contro la superficialità con la quale si tratta fin troppo spesso la cura della propria salute a partire dalla mente. 

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