GIOVANNI FALCONE

«La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.»

 Assieme al collega e amico Paolo Borsellino, Giovanni Falcone è considerato una delle personalità più importanti e forti nella lotta alla mafia in Italia e sul piano internazionale. Ha fatto parte del progetto che dette vita al famoso Maxi Processo di Palermo, durante il quale vennero indagati e fermati oltre 460 mafiosi. L'importanza di questo primo atto giudiziario così forte è enorme: portando alla sbarra tutti questi nomi si riuscì finalmente a mettere in evidenza quanto radicata fosse la mafia dentro e fuori la Sicilia, arrivando anche a corrompere la politica e i maggiori nomi dei funzionari statali. Questo fu un duro colpo per i boss, che per la prima volta forse, ebbero realmente paura e reagirono nell'unico modo che conoscevano: la violenza. 

Nonostante gli innegabili successi ottenuti, Falcone venne spesso ostacolato, deriso, umiliato. Fu accusato di aver trasformato il pool antimafia in un centro di potere, di aver piegato la giustizia a finalità politiche e addirittura di voler danneggiare l'economia siciliana. Nonostante ciò, egli ha sempre mantenuto un raro senso del dovere, una tenacia e uno spirito di sacrificio che costituiscono un'eredità di inestimabile valore lasciata a noi, perché è proprio per tutti noi, individui prima che cittadini, che insieme a molti altri si è impegnato nel disegnare un paese democratico e libero, fino a dare per questo la sua stessa vita. Il cambiamento che tutt'oggi è in atto e va mantenuto, può nutrirsi anche degli insegnamenti di Giovanni Falcone e di tutte le altre vittime della mafia: "che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così". Allora, impariamo ad acquisire la consapevolezza e il rispetto di valori come la legalità e la giustizia, senza i quali l'essere umano non è degno di stare al mondo, e non dimentichiamoci degli uomini che hanno rivoluzionato la lotta a un male così grande, usando come principale arma i propri ideali e una tensione morale indistruttibile.

  • Vita

Giovanni Falcone nasce il 18 maggio 1939nel quartiere Kalsa, vicino a Piazza della Magione, nel cuore di Palermo: cresce con il mito degli zii, morti entrambi al servizio dello Stato, che imprimono in lui il grande valore del sacrificio, anche estremo, e il senso del dovere. Dopo il liceo classico e una breve esperienza all'Accademia navale, approda alla facoltà di Giurisprudenza: la decisione è presto presa, e la strada della magistratura diventa meno sogno e molto più realtà.

Prima a Lentini, poi a Trapani e infine a Palermo,Falcone non lascia la sua Sicilia, ma anzi ne diventa il difensore, l'uomo simbolo quando la città cade nel caos. Falcone entra nell'Ufficio istruzione della sezione penale, dove inizia a lavorare con Paolo Borsellino e Rocco Chinnici, e presto inizia ad aprire i vari vasi di Pandora della mafia siciliana durante il processo contro Rosario Spatola: un'inchiesta che muovendosi nel paludoso mondo delle istituzioni e della mafia arriva fino agli Stati Uniti, delineando un'organizzazione che gestisce il più grande traffico di droga e riciclaggio dell'epoca: sono i nebulosi confini di Cosa Nostra.

Proprio i successi derivanti da questo metodo innovativo e efficiente attireranno su di lui il mirino di Cosa Nostra che, colpita nel cuore dei suoi affari più remunerativi, decide di fare piazza pulita degli oppositori: nel 1983 il giudice Rocco Chinnici viene ucciso insieme alla sua scorta, ma prima di lui avevano perso la vita Pio la Torre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella e molti altri: tutti servitori dello Stato, che avevano dedicato la loro vita alla lotta contro le mafie e le infiltrazioni mafiose nello Stato e per questo erano stati uccisi.

Con l'Italia e le istituzioni nel caos più totale, Falcone e Borsellino creano così un pool antimafia che ha come obiettivo Cosa Nostra, sempre più considerata un'organizzazione unica con lunghi tentacoli, che si estendono dalla politica nostrana al traffico oltreoceano, invece che un'accozzaglia di bande. Il maxi-processo a cui porteranno queste indagini vede Totò Riina e i suoi corleonesi ai vertici dell'organizzazione mafiosa: concluso con 360 condanne, 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare,Giovanni Falcone e Paolo Borsellino diventano l'emblema del cambiamento non solo di Palermo ma di tutta Italia per la lotta contro le mafie.

Dopo, però, il nulla, o meglio, i veleni. Falcone viene screditato su tutti i fronti: già nella mira dei mafiosi, viene attaccato anche da molti suoi colleghi della magistratura e politici, accusato di essersi "venduto al potere" quando lui cercava da un'altra postazione, al Ministero della Giustizia, di continuare la lotta contro il contro-potere che la mafia aveva saputo costruire infiltrandosi nelle istituzioni statali.

Il 23 maggio 1992 la sua auto e quelle della sua scorta vengono fatte saltare in aria con 1000 kg di tritolo, a Capaci: con lui muoiono la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta. Come succederà qualche mese dopo anche a Paolo Borsellino, suo compagno d'armi nella guerra contro la mafia, assassinato in via d'Amelio.

A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva" 

Krystal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca " 

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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