SANTO STEFANO
Santo Stefano è stato il primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Della sua vita si conosce pochissimo, dato che a quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse. Di certo è stato uno dei primi giudei a diventare cristiano e anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Gli atti degli Apostoli riportano del santo solo l'ultimo periodo della sua vita, quello nel quale gli venne affidato il compito dell'assistenza quotidiana al popolo: la Chiesa ha visto in questo atto l'istituzione del ministero diaconale.
Nell'espletamento di tale missione Stefano compiva grandi prodigi, non limitandosi al lavoro amministrativo ma impegnandosi attivamente anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto. Gli ebrei ellenistici accusarono falsamente Stefano di "pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". Gli anziani e gli scribi lo catturarono, trascinandolo davanti al Sinedrio, e falsi testimoni affermarono: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato". E alla domanda del Sommo Sacerdote "Le cose stanno proprio così?", il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso -il più lungo degli 'Atti degli Apostoli'- in cui ripercorse la Sacra Scrittura, dove si testimoniava che il Signore aveva preparato l'avvento del Giusto. Rivoltosi direttamente ai sacerdoti del Sinedrio, concluse: "O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. [...] Voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l'avete osservata". Mentre l'odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano, ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo, che sta alla destra di Dio". Fu al termine di quest'ultima frase che si scagliò contro di lui l'ira dei presenti, i quali lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo fino alla morte. Mentre il giovane diacono crollava sotto i colpi dei brutali aguzzini, pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito", "Signore, non imputare loro questo peccato".
Gli Atti degli Apostoli narrano che persone pie lo seppellirono, mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo. Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda. Il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di KefarGamba ebbe in sogno l'apparizione di un venerabile vecchio che si rivelò essere il dotto Gamaiele, presente nella vita di uomini di fede quali san Paolo e lo stesso santo Stefano. Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, e che se avessero ricevuto una sistemazione più decorosa e un culto alle loro reliquie, certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini. Le reliquie vennero effettivamente ritrovate nel luogo indicato da Gamaiele nel sogno: da qui iniziò la loro diffusione e venerazione, e si racconta che eventi straordinari avvenissero al solo di tocco di esse. Ancora oggi in Italia vi sono ben 14 Comuni che portano il nome di Santo Stefano; emblematiche sono le pietre della lapidazione, per le quali è invocato contro il "mal di pietra", cioè i calcoli, ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.
A CURA DI
"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca"
Giuseppe Bruna
Capo-Redattore