SAN FRANCESCO D’ASSISI
IL POVERO TRA I POVERI
Francesco nacque ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Madonna Pica; la madre gli mise il nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia, comincio a chiamare il figlio Francesco. Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura "cortese-cavalleresco" del proprio secolo e delle ambizioni del proprio ceto sociale (la nascente borghesia). Nel 1202, tra le fila degli homines populi, prese parte allo scontro di Collestrada con i perugini e i boni homines fuoriusciti assisani: Francesco fu catturato con molti suoi concittadini e condotto prigioniero a Perugia. Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme ai compagni di prigionia (FF 1398). Decide all'ora di realizzare la sua aspirazione e diventare miles (Cavaliere) e nel 1205 si unisce al conte Gentile, che partiva per la Puglia, onde essere da lui creato cavaliere (FF 1491).
È a questo punto della vita di Francesco che iniziano i segni premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva sognato. In viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, a notte fonda si stese per dormire. E nel dormiveglia una voce gli parlò. L'indomani Francesco torna ad Assisi aspettando che Dio, del quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua volontà.
Soffermandomi alla domanda che Dio pone a Francesco: Chi può meglio trattarti il Signore o il servo?,
- Io come mi sarei comportato a tale chiamata?
Quale risposta immediata avrei dato al Signore?
Pensando a Francesco e guardandomi attorno credo che avrei dato un altro tipo di risposta, perché nel contesto in cui viviamo non riusciamo più a mettere il Signore, il Gran Sovrano, al centro della nostra vita, veniamo abbagliati dalle luci mondane, dai piaceri, dai desideri, dalla lussuria, dal denaro, dall'invidia e da tante altre cose che il mondo di oggi ci offre. Francesco invece, ha scelto subito, senza pensarci un solo istante la parte migliore, intuendo sin da subito che la vera vita è nel Signore, servendolo nel fratello emarginato e indifeso.
La vita di questo grande santo è caratterizzata da un grande spirito di vittoria. Inizia con il desiderio di diventare un grande cavaliere e quindi di vincere le grandi battaglie di allora per conquistare il potere, e che gli avrebbe regalato solo sofferenze, prigionia e morte; e conclude vincendo la grande battaglia e riuscendo a far piegare i superbi, i nobili di Assisi davanti ai poveri sofferenti emarginati lebbrosi, solo con le armi dell'Amore e della Semplicità. Francesco, chiamato anche, il Giullare di Dio ha saputo cogliere alla lettera la volontà del Padre rinunciando ai suoi averi che lo rendevano forte e ricco, umilmente a voluto spogliarsi anche delle sue vesti, delle sue ricchezze per essere povero tra i poveri, ma ricco solamente, servendo Dio nella semplicità e nella carità.
Imitiamo l'esempio di San Francesco, servendo il Signore con cose semplici, mettendoci a disposizione degli altri. Non facciamo attendere il fratello che ha bisogno della nostra carità, di un sorriso, di una carezza, dedichiamo uno spazio, durante la giornata per chi è solo, per rendere migliore la sua vita ma forse anche la nostra, non facciamo sentire nessuno solo.