NELSON MANDELA

«Non c'è nessuna strada facile per la libertà!»

E' con queste parole che si può racchiudere il pensiero di una delle icone più rappresentative del nostro secolo, l'emblema della lotta per la liberazione degli oppressi, simbolo dell'antirazzismo: Nelson Mandela. Subì più di vent'anni di carcere, ma questo non lo fermò nella difesa dei diritti umani a quel tempo brutalmente negati dal regime dell'apartheid, il quale imponeva una netta separazione dei bianchi dalle razze considerate inferiori, in ogni aspetto della vita, della politica e delle istituzioni. Fu proprio Mandela a porre fine a tale regime con la sua elezione a capo dello Stato.

 Tutto ciò ha fatto di lui un simbolo mondiale del trionfo sull'oppressione, riconosciuto universalmente per la sua dignità, forza morale e integrità. Più volte le autorità sudafricane gli offrirono la scarcerazione in cambio della rinuncia ai suoi ideali, ma lui rifiutò sempre. Inoltre, una volta vinta la propria battaglia politica, non pronunciò mai una parola di vendetta contro gli avversari, ma aspirava ad un Sudafrica dove tutti potessero vivere dignitosamente in maniera indipendente dal colore dalla pelle. Nel giovane Sudafrica di oggi, liberato dall'apartheid, nonostante le grandi risorse naturali di cui gode, i problemi non mancano. Tuttavia siamo in molti a nutrire la fondata speranza che il testamento politico, l'esempio ricco di umanità e forza pacifica di Mandela aiutino il suo popolo a raccoglierne l'eredità e a superare le attuali difficoltà. 

Mandela nasce nel 1918 nella parte sudest del Sudafrica. Frequentò una scuola missionaria, e poi l'università: trattandosi di un giovane piuttosto dotato, ebbe straordinari successi nello studio, senza trascurare lo sport. A Johannesburg divenne avvocato nel 1942.

Il Sudafrica era stato una colonia olandese a partire dal 1652: gli olandesi, in gran parte contadini, adottarono il nome di 'boeri', e lottarono con gli africani di lingua Bantu. Nel 1814 la colonia, già occupata più volte dagli inglesi, venne ceduta all'Impero Britannico. In questa situazione di contrasti tra bianchi e neri, nel 1910 viene proclamata l'Unione Sudafricana, un dominio dove soltanto i bianchi (boeri) potevano votare. Progressivamente la popolazione nera viene privata dei suoi già pochissimi diritti.

Nel 1944 Nelson Mandela entra nell'ANC (Congresso Nazionale Africano), un'organizzazione che lottava per la libertà dei sudafricani neri, che richiedevano pari diritti rispetto ai bianchi. Nel frattempo, nel 1948, il governo sudafricano approvò alcune leggi che puntavano a tenere bianchi e neri separati: il sistema tristemente noto come 'apartheid'.

L'Apartheid obbligava i bianchi ed i non-bianchi a vivere e a lavorare in aree separate. I 'non-bianchi' non erano solo i neri africani, ma anche minoranze di asiatici o persone di etnia mista. Non erano proibiti soltanto i matrimoni interrazziali: un bianco ed un nero non avrebbero potuto nemmeno sedersi nello stesso ristorante, o prendere lo stesso autobus.

 Mandela portava avanti la propria attività politica insieme all'ANC: il partito piaceva sempre di più, in particolare ai più giovani, sia bianchi che neri, che si opponevano all'Apartheid in modo sempre più netto.

Inizialmente, Mandela si era ispirato a Gandhi, convinto del fatto che la non-violenza fosse l'unica strada possibile per risolvere i problemi del Sudafrica. Nonostante questo, diviene un vero e proprio bersaglio per le autorità, che lo consideravano un individuo pericoloso.

Nel 60' a Sharpeville, nei pressi di Johannesburg, si svolge intanto la protesta contro l'apartheid più drammatica e violenta che si fosse mai vista. La polizia aveva sparato ai manifestanti neri, uccidendone 69. Il principale risultato è che il governo incolpa l'ANC e gli altri partiti antirazzisti per le violenze, e approfitta della situazione per renderli illegali. Agli attivisti come Mandela non resta che la strada dell'illegalità: fondano così l'Umkonto we Siswe ("lancia della nazione"), abbandonando per il momento il pacifismo. Ricercato dalla polizia, Mandela dovette nascondersi ed adottare travestimenti, recandosi in Algeria per apprendere le basi della guerriglia.

Alletà di 46 anni, il leader veniva condannato all'ergastolo nel corso del processo di Rovinia, città dove la polizia avevo scoperto una grande quantità di armi presso il quartier generale dell'Umkonto we Siswe.

Dal 1964 al 1982, Mandela viene rinchiuso nel carcere di alta sicurezza a Robben Island. Vi rimane complessivamente per ben 18 anni. Era condannato ai lavori forzati, e le sue possibilità di avere contatti col mondo esterno erano estremamente limitate.

 Durante la prigionia si ammala di tubercolosi e riceve una serie di offerte da parte del governo sudafricano, che prontamente rifiuta, in quanto convinto di non dover scendere a patti.

La prigionia di Mandela suscitava nel frattempo proteste a livello internazionale. Ma qualcosa stava lentamente cambiando in Sudafrica: nel 1988 viene permesso agli studenti neri di accedere alle università per bianchi. Nel 90' il governo sudafricano, sotto la guida del presidente de Klerk, libera finalmente Mandela attraverso un'amnistia. Nel 1994 il Sudafrica concesse ai cittadini il suffragio universale: i neri potevano finalmente votare. Anche per questo Mandela, candidatosi alla presidenza del paese, ottenne una maggioranza schiacciante. Era il primo presidente nero del Sudafrica.

Gli anni della presidenza di Mandela, e del primo governo multietnico del paese nella storia, sono anni di grande cambiamento per il Sudafrica; viene istituita una commissione per investigare le violazioni dei diritti umani che c'erano state durante l'apartheid e per promuovere la pacificazione nazionale tra le diverse comunità. Più che ottantenne, non si candida una seconda volta alla presidenza del Sudafrica. Nonostante il ritiro dalla politica, Mandela ha continuato a battersi per la pace e per la giustizia sociale fino alla fine (5 dicembre 2013).


A CURA DI

"La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"

Kristal Aquilino

Redattrice

"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca "

Giuseppe Bruna

Caporedattore

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