LA TENTAZIONE
In questo mese, prendendo spunto anche dal piano pastorale che parla di "venti contrari", volevo parlarvi un po' di ciò che è la tentazione e come questa viene a disturbare la persona credente.
La tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio per esercitare la sua nefasta azione sul mondo.
Nessuno ne va esente, neppure i più grandi santi. L'anima sperimenta i suoi assalti in tutte le tappe della vita spirituale. Variano le forme, aumenta o diminuisce l'intensità, ma la realtà della tentazione rimane.
Anche Gesù volle essere tentato per insegnarci come vincere il nemico delle nostre anime.
E' compito specifico del demonio quello di tentare, ma non tutte le tentazioni che assalgono l'uomo vengono dal demonio.
Alcune traggono origine dalla propria concupiscenza, come dice l'apostolo San Giacomo "Ognuno è tentato dalle proprie concupiscenze, che lo attraggono e lo seducono" (Giac. 1, 14).
E' fuor di dubbio, tuttavia, che molte tentazioni sono suscitate dal demonio, che invidia l'uomo e detesta Dio.
Lo attesta espressamente la divina rivelazione:
"Rivestitevi dell'armatura di Dio per poter resistere agli agguati del diavolo. Poiché non abbiamo noi da lottare contro la carne e il sangue ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni sparsi nell'aria" (Ef. 6,11-12)
San Pietro paragona il demonio ad un leone ruggente che gira attorno cercando di divorarci (I Pietr. 5,8).
Non c'è una norma fissa o un segno chiaro che ci permetta di riconoscere quando una tentazione proviene dal demonio o da un'altra causa.
Tuttavia, quando essa è repentina, violenta e tenace, quando non esiste nessuna causa prossima o remota capace di suscitarla, quando turba profondamente l'anima e suggerisce il desiderio di cose straordinarie ed appariscenti, la si può ritenere come un intervento più o meno diretto del demonio.
Quando sentiamo insorgere in noi improvvisi sentimenti cattivi (rancori, risentimenti, invidie, moti sensuali, forti tendenze ad accentuare il nostro io) possiamo pensare che, oltre alla concupiscenza che è in noi, essi siano dovuti anche all'intervento del maligno, soprattutto quando sono improvvisi.
- La tentazione di S. Antonio Abate
Il diavolo, molto più intelligente di noi, conosce bene qual è il nostro lato debole e su di esso innesta la sua azione malefica.
A chi non riesce a superare i propri difetti il demonio procurerà di suggerire sentimenti di scoraggiamento, di demoralizzazione. Cercherà di convincerlo che è inutile insistere e che è tempo perso dedicarsi alla preghiera, alla frequenza ai Sacramenti, alle pratiche ascetiche.A coloro che non vivono una vita spirituale regolare ed intensa, il demonio prospetta il male direttamente, perché sa che con costoro basta poco per farli cadere.
Con coloro, invece, che sono più diligenti nel coltivare la vita interiore, egli cerca di circuire. Capisce, infatti, che, qualora proponesse il male apertamente, essi reagirebbero, e allora cerca di farli desistere dalle opere buone. Così, ad esempio, nelle anime impegnate nella preghiera attiva e perseverante cercherà di inculcare disgusto per la preghiera stessa, in modo che esse siano stimolate ad abbandonarla e così ad indebolirsi progressivamente nello spirito.
Dio consente che siamo provati dai nostri nemici spirituali per offrirci l'occasione di maggiori meriti. Egli non permetterà mai che siamo tentati sopra le nostre forze "Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre il vostro potere, ma con la tentazione provvederà anche il buon esito dandovi il potere di sostenerla" (1 Cor. 10,13).
Sono innumerevoli i vantaggi della tentazione superata con l'aiuto di Dio.
Umilia satana, fa risplendere la gloria di Dio, purifica la nostra anima, ci riempie d'umiltà, pentimento e fiducia nell'aiuto divino. Ci obbliga a star sempre vigili, a diffidare di noi stessi, sperando tutto da Dio, a mortificare i nostri gusti e capricci. Stimola alla preghiera, aumenta la nostra esperienza e ci rende più circospetti e cauti nella lotta. A ragione afferma San Giacomo che è "beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta provato, riceverà la corona della vita che Dio ha promesso a coloro che lo amano" (Giac. 1,12).
La prossima volta potremo parlare di come l'uomo si deve comportare praticamente dinanzi alla tentazione.
A CURA DI
"Fai quello che puoi e chiedi quello che non puoi. Ed Egli farà in modo che tu possa"
Don Carmelo Rizzo
Responsabile protempore