LA CHIESA MADRE
Agli inizi del 1500, a causa dello sviluppo della città,
l'antica parrocchia di S. Maria La Vetere risultava scomoda, piccola e poco
sicura. Si decretò dunque la costruzione di una nuova chiesa per soddisfare le
nuove esigenze. L'incarico di disegnare la chiesa venne affidato all'architetto
Pietro Palatino. La chiesa ebbe tre navate a struttura basilicale, tre
ingressi, di cui il principale ad ovest e i due laterali a nord e a sud,
cupola, due corpi laterali, sagrestia, canonica e torre campanaria. La
struttura venne eretta presso l'area demaniale prossima alla porta della
Marina. Il prospetto non mostra alcuna ricerca di monumentalità, la chiesa
infatti presenta uno stile semplice tanto che per la realizzazione venne
utilizzata pietra umile. Il duomo venne inaugurato nel 1508 e fu chiamato
"Santa Maria La Nuova" e dedicato alla Natività della Madre di Dio. La
costruzione del prospetto fu ultimata solo nella parte inferiore; solamente nel
1930 ripresero i lavori sotto la guida degli ingegneri Castiglia e Antonino Re.
Nel 1968 fu effettuato un restauro limitato soltanto all'ordine inferiore, alla
facciata sud della chiesa e alla casa parrocchiale per un importo complessivo
di 5 milioni di Lire. L'interno del duomo è sobrio ed elegante.
La pianta è ad asse longitudinale, dodici massicce colonne di granito trapanese sostengono le arcate gravate dalla plastica trabeazione ionica. La copertura della navata centrale è a botte, mentre le volte dei vani laterali sono a crociera. La cupola ha un diametro di 8,70 metri ed è posta a 27 metri di altezza. Il battistero è situato ai piedi della navata sinistra in una cavità elevata da cinque gradini di marmo rosso di Verona ed è chiuso da una settecentesca cancellata di ferro battuto di non trascurabile valore artistico. È dotato di un marmoreo fonte battesimale del XVI secolo, l'unico sontuoso a Licata. Il monumento è composto da una grande tazza (lavorata a finissimi rilievi) sostenuta da un gruppo marmoreo di quattro figure allegoriche che si presume siano le quattro virtù teologali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. La porta nord del duomo fu chiusa in seguito alla costruzione del palazzo Cannada. L'arcata rimasta vuota fu utilizzata nel XIX secolo per ospitare l'altare della S. Vergine Immacolata; deturpata dall'umidità, la cappella è stata continuamente restaurata. Durante il restauro del 1961, fu ritoccata con colori delicatissimi e con una doratura semplice e ben dosata.
- La Cappella del Cristo nero
L'11
luglio 1553, durante l'invasione turca, la chiesa Madre, assieme alla chiesa di
San Francesco, subì i danni maggiori. I turchi, insoddisfatti dei danni causati
all'edificio sacro, tentarono di bruciare il crocefisso che veniva giù dall'arco
trionfale. Il Cristo, scolpito da un legno della prima metà del XVI secolo, non
bruciò e i licatesi, dopo che le navi ottomane presero il largo, vedendolo
annerito e non bruciato, gridarono subito al miracolo. Non sappiamo se ciò sia
leggenda o storia, poiché le prime notizie a riguardo risalgono a quasi un
secolo dopo l'accaduto.
È altamente probabile che la scura colorazione del Cristo non sia dovuta al fumo ma ad un tipo di verniciatura assai di moda nel XV secolo. Infatti, affinché il legno raggiunga un tale grado di affumicatura, dovrebbe arrivare alla combustione, alla quale seguirebbe l'incenerimento, mentre il Cristo si presenta intatto. I dardi che colpiscono il crocefisso non sono autentici poiché bronzei e dunque non scagliabili. Quel che è certo è che la cappella destra della Chiesa Madre fu dedicata al culto del Cristo Nero. I lavori per realizzarla durarono circa settant'anni poiché furono necessarie ingenti somme di denaro per la manodopera e per l'oro degli intarsi. Ad oggi è una delle maggiori attrazioni della città di Licata.
A CURA DI
"Sognate! I sogni plasmano il mondo. I sogni ricreano il mondo, ogni notte"
Giovanni Bellia
Redattore
Federica Malfitano
Redattrice